Cinecittà si mostra. (Calisti, Flavia)
- preside713
- 18 mar 2012
- Tempo di lettura: 6 min
Un’occasione per passeggiare nella Roma di Cesare
Avete mai riflettuto sul fatto che, quando pensate alla Roma Antica, non state in realtà immaginando, quanto piuttosto ricordando? Tranquilli, quest’articolo non parla di possibili vite precedenti, ma di cinema. Mi spiego meglio. Pensate a Nerone, focalizzate il volto di Cleopatra, immaginate un auriga o un gladiatore, inevitabilmente la vostra mente non sarà corsa sui busti marmorei o gli affreschi visti in qualche sito archeologico o in un museo, molto più facilmente avrà fatto apparire davanti ai vostri occhi Peter Ustinov, Liz Taylor, Charlton Heston e Russell Crowe… non avete immaginato, ma ricordato, ricordato alcuni dei capolavori del cinema. Una parte consistente dell’idea che abbiamo dal mondo antico non ci proviene infatti da quanto appreso, magari sui banchi di scuola, ma da quanto abbiamo visto sul grande schermo. Quello tra archeologia e cinema è dunque un accostamento che, per quanto bizzarro, merita di essere approfondito, anche perché oggi è possibile non solo ricordare, ma vivere l’antichità. Una interessantissima mostra attualmente in corso presso gli studios di Cinecittà offre infatti ai visitatori un’occasione unica, quella di poter passeggiare tra le vie dell’Antica Roma. Da qualche anno l’archeologia ha un prezioso alleato per dar vita a ricostruzioni quanto mai vivide del mondo antico, la computer grafica e il 3D iniziano infatti ad affiancare disegni e stampe per offrire un’idea della maestosità dei monumenti antichi[1]. Ma una cosa è poter guardare un edificio antico sullo schermo, un’altra, se possibile ancora più emozionante, poterci camminare dentro! Nato per una serie americana di grande successo della HBO, non molto seguita in Italia poiché ritenuta troppo dura in quanto a scene di violenza e sesso, il set dell’Antica Roma permette ai visitatori di passeggiare per il Foro, di vedere grandi templi, una basilica, un arco trionfale e di scoprire non solo quelle volumetrie che i secoli hanno cancellato, ma di scoprire i colori dell’antico. Non era infatti il bianco a dominare nelle civiltà classiche (come per secoli abbiamo creduto anche a causa delle teorizzazioni di Winckelmann), ma i colori. Solo il “technicolor” può spiegare la dovizia di particolari con cui i Romani realizzavano statue e rilievi destinati a essere collocati a grandi altezze: il colore li rendeva ben distinguibili anche a tali distanze!
Il set di Roma Antica permette però anche un’altra interessante esperienza: poter passeggiare per la Suburra, il quartiere più povero e malfamato della città. Roma non era una città di marmo se non in piccola parte, la stragrande maggioranza del milione di abitanti che per secoli l’ha popolata viveva infatti in case costruite per buona parte in legno. Condomini sovraffollati si elevavano anche per 5-7 piani, stipando in scricchiolanti appartamenti buona parte dei cittadini. Giovenale ci fornisce un vivido quadro di questa dura realtà[2]. Mette in bocca a un suo amico in fuga da Roma i motivi che lo hanno spinto a traslocare le sue povere masserizie altrove: in primo luogo il degrado morale, poi gli immigrati che rubano il lavoro, l’alto costo della vita e degli affitti, il rischio di crolli e incendi (proprio perché il legno era così diffuso nell’edilizia!), l’inquinamento acustico, il traffico, la criminalità,… se vi sembra incredibile ciò che scrive Giovenale provate a passeggiare per la Suburra di Cinecittà. Per inciso le scritte e i disegni osceni sui muri sono ispirati agli originali di Pompei!
In questo caso l’aiuto dato alla nostra immaginazione è dunque impagabile, ma si deve sempre stare attenti a ciò che si guarda, soprattutto in tema di peplum. Vengono definiti così i film d’ambientazione classica, gli Americani definiscono più pomposamente il genere come “sword and sandal” (spada e sandalo), i Romani più serafici lo hanno ribattezzato il genere dei “Sandaloni” o dei “Forzuti”. Il film di argomento romano esordisce in Italia addirittura nel 1914 con il film Cabiria, grande successo internazionale, cui partecipa come sceneggiatore D’Annunzio, che crea il personaggio di grande successo di Maciste, futuro protagonista del genere. Con la fondazione degli studios di Cinecittà, inaugurati nel 1937 da Mussolini (che aveva ben compreso il potere propagandistico del cinema), si producono film chiaramente chiamati a esaltare un certo tipo di “romanità”. È sufficiente vedere l’ingresso a Roma di Scipione l’Africano nell’omonimo film, con una folla esultante che “romanamente” inneggia al grande generale, per capire la velata allusione… L’avvento della guerra trasformerà gli studi sulla Tuscolana in un grande campo profughi, ma già nel 1947 la produzione riprenderà e, nel 1951, sbarcheranno sul Tevere i grandi produttori di Hollywood. Si comincia con Quo vadis?, film di Mervyn Leroy ispirato al capolavoro del premio Nobel Henryk Sienkiewicz: 9 nominations, 32.000 costumi di scena, un meraviglioso Peter Ustinov, la nascita di un altro celebre forzuto (Ursus), e una serie interminabile di errori storici, un vizio tutto statunitense pronto a sacrificare la verità storica a discutibili effetti scenici.
Nel 1959 arriva Ben Hur di William Wyler, ispirato all’opera di un eroe della guerra di secessione americana. 11 Oscar per un record destinato a durare 38 anni. Un kolossal che salvò dalla bancarotta la Metro Goldwyn Mayer, che con questa pellicola aveva dato fondo a tutte le sue sostanze. Un compenso milionario per il regista ed effetti scenici spettacolari, conditi da tantissimi “bloopers”. Con tale termine i cinefili definiscono gli errori cinematografici[3]. Madre di tutti i “bloopers” è infatti la scena in cui Charlton Heston si mostra con al polso un bell’orologio, scena parodiata da Peter Sellers nella mirabolante scena d’apertura di Hollywood Party di Blake Edwards. Rimane celeberrima la scena della corsa delle bighe nel Circo Massimo, almeno così la ricordano la maggior parte di noi, in realtà sono quadrighe e la scena si svolge ad Antiochia, ma tant’è, è proprio questa la capacità di suggestione di cui sto parlando. Ultima curiosità, a tale film collaborò un giovane aiuto regista il cui nome era destinato a echeggiare spesso tra i capannoni degli studios: Sergio Leone.
Nel 1963 la 20th Century Fox tenta di replicare il colpaccio producendo Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz. Un disastro! Il costo della produzione lievita a cifre inimmaginabili facendo della pellicola il terzo film più costoso della storia. Liz Taylor si ammala gravemente sul set, la sua relazione con Burton dà scandalo, i due protagonisti maschili rivaleggiano più di due prime donne, parte del cast abbandona la produzione, le comparse americane denunciano il machismo degli italiani. In tale caos è forse comprensibile che il regista non si accorga che la sua Cleopatra entra trionfante a Roma passando sotto l’arco di Costantino (che sarà costruito quasi quattro secoli dopo!) o che un jet solchi i cieli dell’antichità.
Saranno proprio le difficoltà incontrate da tale produzione a decretare la fine del genere, che tenterà un ultimo sussulto con film del calibro di Ercole, Sansone, Maciste e Ursus gli Invincibili di Giorgio Capitani, ma che sarà costretto a cedere il campo a un nuovo genere: gli spaghetti western.
Dopo una lunghissima parentesi sarà Ridley Scott a tentare di dare nuova linfa al genere, esce infatti nel 2000 Il Gladiatore, grande successo (5 oscar), grandi incassi (ca. 500 milioni di dollari), grandissimi errori storici. Nel 2004 ci riprovano Oliver Stone con Alexander e Wolfgang Petersen con Troy, i risultati sono quantomeno discutibili, il pasticciaccio sul re macedone viene candidato addirittura a 6 Razzie Awards (“le pernacchie” del cinema). La serie Rome, dalla quale siamo partiti, cavalca tale rinascita del peplum, con pari attenzione per l’impatto scenico e uguale trascuratezza per la verità storica (vd. Cesare ucciso nella Curia del Foro)…
Nuove immagini sono dunque pronte a formare i nostri ricordi su Roma, ma ahimé non sulla sua storia.
Cinecittà si mostra terminerà a fine marzo. Non è però il caso di allarmarsi, è infatti in allestimento un’esposizione permanente che permetterà, a tutti coloro che non hanno ancora passeggiato tra i colonnati di questa Roma di vetroresina, di scoprire attraverso il cinema i segreti dei grandi kolossal che tanto hanno formato e deformato la nostra idea di Roma.
Flavia Calisti
FOTO

Foto mostra a Cinecittà

Foto mostra a Cinecittà
Bibliografia
Decimus Iunius Iuvenalis, Saturae, I-XVI, Satura III, 232-238 e 239-267.
[1] Se volete farvi un’idea potete visitare il sito www.progettotraiano.com
[2] Alcuni aspetti della vita nell’Urbe per il popolo romano che viveva nelle strade e nelle pericolose insulae: il caos di giorno e di notte, i pericoli mortali, i rumori notturni di Roma dove era difficile dormire nelle insulae a causa di molteplici rumori molesti, mentre era possibile dormire tranquillamente solo nelle ricche ed isolate Domus.
[3] Se vi volete divertire ne trovate un cospicuo numero su www.bloopers.it.
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