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I Guggenheim e il collezionismo (Paola e Roberta Picco)

  • Immagine del redattore: preside713
    preside713
  • 28 mar 2012
  • Tempo di lettura: 4 min

Nel 1943 Jackson Pollock esegue nell’atrio della residenza di New York di Peggy Guggenheim Mural, opera di enormi dimensioni. Oggi di proprietà dell’University of Iowa[1], il dipinto si dice abbia un valore di 140 milioni di dollari. Ed è “roba da leggenda”, originariamente formulata dalla moglie di Pollock (l’artista Lee Krasner)[2] e utile a rafforzare l’immagine dell’artista come genio spontaneo, ma nel corso del tempo la critica sfatò questa “leggenda”[3].

Da questo momento in poi saranno i collezionisti ad educare il pubblico ad estetiche rivoluzionarie.

Tre i nomi fondamentali di collezionisti che si muovono sulla scena dell’arte: i Guggenheim, Laurence Alloway, il Conte Giuseppe Pansa di Biumo.

La famiglia Guggenheim[4] aveva costruito la sua fortuna nell’industria di estrazione dell’argento, del rame e dell’acciaio. Da qui il loro mecenatismo.

La vicenda della Collezione Guggenheim inizia con Solomon R. Guggenheim (1861-1949). Dopo aver lavorato nell’azienda di famiglia, Solomon va in pensione nel 1919, per iniziare a collezionare opere d’arte, e nel 1937 crea la sua Fondazione con lo scopo di incoraggiare e preservare l’arte moderna.

Sulle orme dei suoi avi nel 1938 Peggy Guggenheim (1898-1979)[5] – nipote di Solomon – aveva aperto a Londra una galleria di cui era consigliere artistico Marcel Duchamp. Il suo intento era quello di comprare un quadro al giorno; e particolare attenzione venne riservata ai Surrealisti[6].

Nel 1939 Solomon apre a New York il Museum of Non-Objective Painting, la cui curatrice e direttrice è Hilla Rebay, baronessa tedesca da dieci anni sacerdotessa della teosofia e dello “spirituale nell’arte[7]”. Per la Rebay il museo era “tempio per l’armonia e la comprensione tra i popoli sotto il vessillo della pittura astratta”. Kandinsky è il centro del loro interesse.

Nel 1941, a causa della crisi europea, Peggy arriva a New York con una buona collezione di arte moderna acquisita in Europa, che le consente di aprire l’anno dopo il Museo Art of This Century il cui intento è “servire il futuro anziché documentare il passato”. Il museo vuole creare un’interazione tra artisti, critici e curatori. Da questa ricerca emergono figure quali Arshile Gorky, Robert Motherwell, Jackson Pollock e Mark Rothko. I pittori utilizzano la tecnica dell’automatismo: per Pollock – come abbiamo potuto vedere in Mural – lo strumento essenziale per esprimere il conflitto interiore attraverso immagini astratte che genererà l’Espressionismo astratto.

Il 21 ottobre 1959 una folla in coda partecipa convinta all’inaugurazione del Solomon R. Guggenheim Museum, progettato da Frank Lloyd Wright (1867-1959). Dal nome del Museo venne eliminato il riferimento alla pittura non–oggettiva poiché l’interesse era andato oltre un solo movimento. Il curatore divenne in quegli anni John Sweeney e dal 1962 fu Lawrence Alloway. Fu con Lawrence Alloway che la Pop Art entrò al Guggenheim con la mostra “Six Painters and the Object” (Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtestein, Robert Rauschenberg, James Rosenquist, Andy Warhol). Questi artisti furono accolti dai mass–media come cultura condivisa.

Facendo riferimento alla mostra in oggetto citiamo due opere: Barge di Robert Rauschenberg e Orange Disaster di Andy Warhol.

Con la monumentale tela di Rauschenberg si va verso l’espressione di un’arte più impersonale: le immagini vengono trasferite sulla tela con un processo serigrafico, l’opera colossale è completata in ventiquattro ore. Nella sua opera Warhol utilizza la monotona ripetizione dell’immagine sedia elettrica che sembra così svuotata di significato, ma allo stesso tempo costringe l’osservatore a considerare l’idea nascosta sotto la superficie.

La Pittura Fotorealista insieme a Sistemic Painting sono le altre due scuole di pensiero che fanno parte della collezione Guggenheim.

La prima con artisti come Tom Blackwell, Robert Bechtle e Chuck Close ed altri che – da soggetti presenti in immagini fotografiche quali ritratti, automobili, motociclette – trasformano gli stessi soggetti in meticolosi dipinti ad olio. Scene di vita quotidiana proposte con distacco emotivo. Un’ulteriore evoluzione che emerge nel 1966 dalla pittura astratta è la Systemic Painting: i temi vengono trattati in modo formale – linea, colore e forma della tela. La logica sottesa a questa produzione sarà proprio l’allontanamento da quelle forme gestuali dell’Espressionismo astratto verso la superficie del quadro come unico campo pittorico: Frank Stella e Kenneth Noland ne sono i protagonisti, coloro che hanno aperto questo nuovo filone caratterizzato da una fredda precisione di intenti.

Eppure quelle opere aprivano all’indagine dei rapporti tra oggetti d’arte e spazio architettonico.

Aveva inizio la Scultura Minimalista, le forme precise, gli oggetti specifici di Donald Judd organizzati in progressioni matematiche comunque nello spazio dell’osservatore; prodotti industriali quelli di Dan Flavin (Tubi fluorescenti) che hanno possibilità di espressione.

Il passo successivo viene offerto dall’Arte Concettuale. Le prime opere di Richard Serra sottolineano il processo fisico della manipolazione dei materiali, la non necessità di realizzazione in altro materiale che non sia il concetto stesso, come in Terra alla terra cenere alla cenere polvere alla polvere di Lawrence Weiner.

La Fondazione Guggenheim, accresciuta ormai tramite donazioni e acquisizioni, è attualmente costituita in varie città in America, da una sede a Venezia fortemente voluta da Peggy, dalla sede di Bilbao e da quella di Berlino.

Paola e Roberta Picco

FOTO

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Peggy Guggenheim e Jackson Pollock davanti a Mural (1943)

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J. Pollock, Mural, 1943

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R. Rauschenberg, Barge (Chiatta), particolare, 1962-'63

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A. Warhol, Orange disaster 5, 1963

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D. Flavin, Untitled, 1966

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L. Weiner, Earth to earth ashes to ashes dust to dust, 1970

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Venezia, Ca’ dei Leoni, Peggy Guggenheim Collection

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Frank Gehry, Guggenheim Museum a Bilbao

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Frank Lloyd Wright, Guggenheim Museum a New York

Bibliografia

Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945-1980, ed. Skira, Ginevra-Milano 2012

[1] La Guggenheim lo donò nel 1948.

[2] Opera centrale per la mistica di Pollock che nel film di Ed Harris “Pollock” del 2000, l’artista, dopo aver fissato perplesso una tela gigante vuota per mesi, esegue Mural in una sola seduta la sera prima della consegna alla sua committente.

[3] I critici d’arte affermano che Pollock eseguì il dipinto probabilmente durante l’estate del 1943 portandolo a termine a dicembre e non in una sola notte.

[4] di antica origine ebraica e proveniente dalla Svizzera

[5] Peggy era figlia di Benjamin e di una Seligman – famiglia di importanti banchieri americani. Il padre morì sul Titanic quando lei era ancora giovane.

[6] Il secondo marito di Peggy – dal 1941 al 1943 – fu Max Ernst.

[7] Nume tutelare ne è Vasilj Kandinskij.

 
 
 

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