Un gioiello riscoperto: Lugnano in Teverina (Laurenti, Stefania)
- preside713
- 24 set 2012
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I corsi di Storia dell’Arte dell’Upter spesso portano i docenti e i loro corsisti a “girovagare” per la nostra penisola alla scoperta di musei, mostre, monumenti a volte famosissimi ma “rivisitati” con l’aiuto di un occhio esperto, oppure luoghi sconosciuti alla grande massa che lasciano sbigottiti i nostri soci.
Il borgo medievale di Lugnano in Teverina e il suo gioiello la Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta ne sono un esempio.
La storia di Lugnano risale all’epoca romana come mostrano i reperti conservati nel museo locale e gli scritti di Plinio il Giovane. Si trovava nell’agroamerino romano che si estendeva presumibilmente dalla Via Amerina fino a Guardea. Era una ricca colonia dell’aristocrazia romana ma la caduta dell’Urbe ribaltò tutto e la zona divenne paludosa, così verso il V-VI secolo d.C. alcune di queste ville divennero cimiteri (bambini morti prematuri o forse un’epidemia di malaria)[1]. Fu così che i superstiti decisero di spostarsi in alto e fu così che dal V secolo cominciò la vita di Lugnano. Nell’alto e basso medioevo si sviluppò fino a diventare Comune intorno al 1000. Dal secolo XI al XIV fu sotto vari signori che si contesero il territorio: i Farolfi, duchi di Montemarte (intorno al 1000), i conti Bovaciani di Todi (1147), un Guido senza nome in qualità di visconte (1204), il visconte Tebaldo Vagliante (1216),Tommaso da Alviano (1370), gli Orsini (XV secolo). Ufficialmente questi signori erano dei difensori – ai quali i Pontefici affidavano la difesa dei loro territori, poiché Lugnano in Teverina faceva parte del Patrimonio di S. Pietro. Il borgo fu a lungo alleato della città di Orvieto, di cui seguì le vicende nella contesa tra guelfi e ghibellini, al tempo dei Comuni. Documentata da una Bolla di Gregorio IX[2] è la vittoria dei lugnanesi e degli orvietani contro Todi e Amelia che avevano tentato di assalirla per avere il controllo del Tevere. Le mire espansionistiche di Todi, per il controllo del Tevere, fanno si che Lugnano rimanga isolato con il solo sbocco verso Orvieto e i castelli oltre il Tevere. Nel 1449 su ordine di Pio II Piccolomini – il famoso papa umanista di Pienza – furono restaurate le sue mura. Successivamente, in seguito a continui soprusi da parte dei signori delle città circostanti, i lugnanesi costituirono, nel 1508, lo Statuto della Terra di Lugnano, grazie anche alla spinta rinnovatrice di Papa Giulio II della Rovere: un documento importante che regolava ogni aspetto della vita sociale e delle relazioni tra comunità. Nel 1600 inizia il declino del Comune, provocato dalla perdita del senso di “comunità” e dall’emergere di una oligarchia di poche famiglie nel governo del Comune stesso, famiglie che ben presto si appropriarono dei beni comunitari per arricchirsi. Negli anni a seguire è un progressivo deterioramento e indebitamento che provoca povertà nella popolazione. La situazione non cambia nel XVIII e nel XIX secolo. In questi anni intervenne a sostegno della popolazione il Capitolo della Collegiata di Santa Maria che, durante la Repubblica Romana e il Regno di Napoleone, impegnò gli argenti della chiesa per comprare il grano per il pane. Verso la metà del XIX secolo si risvegliò, in parte, il senso comunitario e iniziarono le cause giudiziarie contro i Vannicelli e i Bufalari per il recupero dei beni di cui si erano appropriati. Queste cause terminarono con la cosiddetta “Transazione Vannicelli” nel 1910 (10 giugno) e la costituzione della Università agraria nel 1913, che divenne proprietaria di circa 800 ettari di terra. Agli inizi del Novecento gli abitanti di Lugnano erano più di 2000: all’interno del paese 785, nella campagna quasi tutti contadini 1458. Allo scoppio della prima guerra mondiale Lugnano subì più di 35 caduti, ai quali aggiungere il problema della povertà e delle malattie. Il regime fascista non creò condizioni migliori nel paese, anzi la seconda guerra mondiale portò ancora sofferenze e lasciò nella popolazione divisioni e rancori.
Il borgo – annoverato tra i più belli d’Italia – è situato tra le colline umbre, a 419 metri s.l.m. sui monti Amerini.
Il Tevere, da cui il paese prende il nome, scorre nella valle sottostante. Il panorama che si può ammirare da Lugnano è caratterizzato ad ovest dai calanchi, dalle colline dell’alto Lazio e dai Monti Cimini, un territorio vario caratterizzato da oliveti, vigneti, da ampie aree pianeggianti coltivate a cereali e da antichi borghi arroccati spesso su speroni rocciosi; ad est da colline ricoperte soprattutto da boschi che divengono via via sempre più alte man mano che ci si avvicina all’Appennino Centrale; verso sud – se la giornata è chiara e soffia la tramontana – si può vedere il Terminillo.
L’intero centro storico è perfettamente conservato ed è caratterizzato dalla sua impronta medievale rimasta integra; la porta di accesso è sovrastata da una torre, dalla quale parte una caratteristica via ellittica che porta nel cuore del paese dove si possono scoprire le pittoresche scorciatoie fra giochi di archi e scalette; gli archi e le case poi si perdono fra intrecci di vicoli stretti, molti dei quali mantengono ancora i toponimi del Cinquecento. Tra le torri rimaste spicca la “Torre Palombara” – tipica torre medievale, sulla quale è visibile una bianca colomba in pietra. Su di essa esiste una leggenda: sarebbe stata costruita perchè i colombi salvarono Lugnano avvertendo gli abitanti dell’arrivo dei nemici. Più realisticamente e storicamente si deve ritenere uno strumento di difesa poichè in essa si allevavano e custodivano i piccioni viaggiatori, il mezzo di comunicazione – per esempio con Orvieto – più conosciuto e celere in quel periodo.
Il centro storico costituisce un patrimonio architettonico di notevole rilevanza con la presenza di numerosi palazzi nobiliari – a cominciare da Palazzo Vannicelli in Piazza della Rocca, dalla mole dei due Conventi alla estremità sud e al centro da Palazzo Pennone, il più imponente. L’edificio, curiosamente tagliato in due dalla Galleria omonima, ha pianta rettangolare e si articola su tre piani, è più noto come Palazzo Ridolfi-Farnese, i cardinali governatori di Lugnano, e il nome Pennone sembra far riferimento all’immagine suggestiva del pennone di una nave, poiché il palazzo svetta imponente sul borgo dal suo punto più alto. Costruito intorno al 1650, probabilmente sul sito dell’antico palazzo comunale, il suo nome in realtà deriva da Antonio Pennoni, primo proprietario o committente del Palazzo; in seguito divenne proprietà della famiglia Vannicelli, della quale si conserva, sopra il pozzo, uno stemma in ferro battuto; poi fino al secolo XVIII è stato dimora del Governatore della Sede Apostolica, quindi vicendevolmente granaio, mulino centro di allevamento di bachi da seta, fino a cadere in completo disuso. Recentemente ristrutturato, è oggi sede del Comune.
Da Piazza della Rocca si scende per arrivare a Piazza Santa Maria, la piazza della celebre Collegiata. Dalle scalette a destra della Collegiata si giunge alla Porta[3] che fa parte integrante del complesso di mura di difesa di Lugnano, costruite per ordine di Papa Leone IV negli anni 847-849 per difesa contro i Saraceni. La cinta muraria si è mantenuta e in alcuni punti è stata inglobata da case appoggiate ad essa con i caratteristici orti o Logge. Risalendo per la stessa strada – via Duca degli Abruzzi, via ellittica – sembra di vedere le case unirsi fra loro come per scaldarsi e sostenersi, infine aprirsi nella via con ampi portali ad arco. Stradine strette e piccole piazze, un cucuzzolo e intorno una campagna che spazia lungo tutta la valle del Tevere fino ai Monti Cimini e dove l’olio è l’oro verde di tutto il paese e del circondario e dà lavoro alla maggioranza degli abitanti.
Fuori del paese si trova invece il Convento di S. Francesco. Costruito nel 1229 nello stesso luogo dove nel 1212 il Santo aveva predicato. Nella chiesa si può ammirare l’affresco – recentemente restaurato – che ricorda il miracolo qui avvenuto: Francesco fa liberare da un’anatra un bambino azzannato da un lupo. Nell’opera di recupero fatta intorno al Seicento, con il cambiare dei gusti dell’epoca, l’affresco era stato ritinteggiato con tempera di caseina, alterando i colori di alcuni componenti nonchè inserendo un paesaggio sullo sfondo della pittura. Dopo vari test nel portare via tutta la parte di restauro, venne alla luce un affresco integro realizzato nel Trecento con la tecnica del “buon fresco” raffigurante una scena semplificata con canoni e particolari grotteschi. Un raro affresco dei proto-martiri francescani è visibile all’interno del convento, che visse nel Seicento un periodo fiorente[4].

S. Francesco salva il bambino
Nei dintorni del paese ci sono anche i resti della Villa rustica romana di Poggio Gramignano[5]. La ricchezza e la complessità delle strutture rinvenute, la bellezza e la qualità dei pavimenti in mosaico policromo, fanno ritenere che ci si trovò di fronte ad una grande dimora aristocratica di campagna, villa-azienda agricola, fornita anche di un suo settore produttivo. I reperti rinvenuti nello scavo[6] sono oggi conservati nell’Antiquarium comunale.

Lugnano in Teverina, Antiquarium Comunale.
Vi si possono ammirare intonaci, mosaici policromi di pavimenti, terrecotte architettoniche[7], tegole bollate, vetri, utensili di bronzo, ceramiche da cucina, anfore[8].

pavimento a mosaico – dalla villa di Poggio Gramignano.

Terracotta architettonica con testa di Medusa – dalla Villa di Poggio Gramignano.

Anfore con resti di un bambino – dalla Villa di Poggio Gramignano.
Ma il vero gioiello è la chiesa collegiata di Santa Maria Assunta, gemma dell’arte romanica. La splendida facciata con il bel rosone e l’interno pervaso di misticismo con il presbiterio sopraelevato e un originale pavimento cosmatesco ben conservato sono le sue principali caratteristiche. Costruita tradizionalmente sul luogo di un precedente edificio religioso voluto da Desiderio re dei Longobardi, la chiesa attuale si fa risalire all’XI-XII secolo – comunque prima del 1230, secondo un’iscrizione murata nel portico.
Ma della Chiesa e del suo patrimonio artistico parleremo nel prossimo numero in maniera più dettagliata. Vi aspetto quindi ad ottobre.
Stefania Laurenti
Bibliografia
David e Noelle Soren (1999), A Roman villa and a late Roman infant cemetery, Roma, “L’Erma” di Bretschneider.
Archivio storico e notarile di Lugnano in Teverina.
“Statuta Communitatis Terrae Lugnani” (1508).
[1] all’Antiquarium Comunale, dove sono raccolti i resti provenienti dalla Villa Rustica Romana di Poggio Gramignano del I sec, sito poi rimpiegato, intorno al V sec. d.C., ad accogliere sepolture di bambini.
[2] 1 Aprile 1239.
[3] Restaurata nella seconda metà del XV secolo per ordine di Papa Pio II, presenta nella lapide lo stemma della famiglia Piccolomini – 6 mezze lune gialle con la punta rivolta verso l’alto all’interno di una croce azzurra.
[4] Nel 1608 viene costruito il chiostro ornato con una serie di eleganti colonne in travertino e con affreschi raffiguranti la vita di san Francesco. Al 1680 risale la costruzione del campanile in forme baroccheggianti.
[5] La villa, costruita nel I secolo a.C., caduta in rovina nel II-III d.C., fu utilizzata nel V secolo come necropoli di bambini morti per un’epidemia. Cinque stanze di dimensione medio-piccola, con le mura parzialmente crollate, erano state riempite, dal basso verso l’alto, con le sepolture di 47 bambini.
[6] Scavo diretto dal prof. David Soren dell’Università di Tucson in Arizona tra il 1988 ed il 1992.
[7] databili non oltre la metà del V secolo.
[8] alcune anfore furono usate per la sepoltura di bambini.
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