Il Palazzo Orsini ad Anguillara Sabazia e i suoi sotterranei (Lorizzo, Paolo)
- preside713
- 26 feb 2013
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Il Palazzo di Anguillara, edificato tra il 1515 e 1518 ed impostato su diversi livelli, presenta un impianto planimetrico molto irregolare, seguendo il fianco dello scoscendimento tufaceo e di una preesistente struttura. Si ipotizza infatti che il palazzo attuale, di epoca ‘orsiniana’, abbia sfruttato strutture riconducibili al palazzo degli Anguillara, importante famiglia nobiliare presente nel territorio a partire dall’XI secolo.
Al primo livello si nota un portale di manifattura settecentesca che introduce direttamente ad una scala con impianto non ortogonale della facciata che si sviluppa in due rampe allineate tra di loro. La prima rampa conduce al primo piano, attraverso il quale si raggiunge un piano intermedio, detto mezzanino, mediante una rampa di pochi gradini. La seconda rampa permette di raggiungere il piano nobile e, tramite un collegamento esterno, la seconda quota del giardino ricavato nell’area della fortezza. Il livello più interessante è il piano nobile, sia artisticamente che architettonicamente, presentando in pianta la massima estensione.
Il piano è composto principalmente da tre ambienti: la loggia d’angolo coperta da una volta in muratura, la ‘Sala dei Putti’ e la ‘Sala delle Cariatidi’.
L’interessante ciclo di affreschi rinvenuti in seguito a lavori di ristrutturazione del Palazzo sotto diversi strati di intonaco è datato agli anni 1535-39 ma la datazione può essere spostata anche oltre il 1540, grazie ad un documento rinvenuto nell’Archivio Orsini di Los Angeles da cui si evince che il palazzo in questi anni è ancora di proprietà degli Orsini.
La loggia, l’antico ambiente ludico di Gentil Virginio Orsini Junior (nipote dell’omonimo signore di Bracciano e Conte dell’Anguillara dal 1518 al 1539), nominato nel 1534 da Papa Paolo III Farnese comandante della flotta pontificia e castellano di Civitavecchia, si affaccia sulla panoramica lacustre e presenta le pareti e il soffitto interamente rivestiti di affreschi tematici ed allegorici destinati a celebrare le imprese del committente. Tra questi, l’affresco più importante è indubbiamente quello rappresentante la cosiddetta ‘Battaglia della Goletta’ in cui vengono immortalate le gesta della flotta cristiana, cosi come riportata in altri importanti contesti presenti nel Palazzo spagnolo dell’Alhambra a Granada o al Patrimonio Nacional di Madrid.
L’attigua Sala dei Putti presenta una decorazione pittorica a fascia sulla sommità delle pareti, chiuse da un soffitto a cassettoni in legno con mensole intarsiate. Le pitture, molto pregiate per il raro fondo nero, con girali d’acanto, raffigurano l’alternanza di putti che giocano con orsi, simbolo della famiglia Orsini. Ad essa è attigua la sala principale, oggi sede del Consiglio Comunale, che presenta una ricca decorazione di gusto e tipologia differente rispetto a quella della loggia, principalmente a tema marino, in quanto il committente, Gentil Virginio Orsini Junior, era comandante della flotta Pontificia. Il sistema decorativo, con scene della vita di ‘Enea – Gentil Virginio Orsini’ è costituito da architetture illusionistiche dipinte in prospettiva, in cui grandi cariatidi in chiaroscuro sostengono una cornice dipinta sulla quale si svolge un fregio contiguo con figurazioni mitologiche di divinità marine. Tra le cariatidi (colonne dell’impianto scenografico che richiama la decorazione di Palazzo della Valle a Roma nonché gli apparati di scena costruiti in Italia per Carlo V per celebrare le vittorie contro i turchi), sono visibili tre vedute cittadine, realizzate con la cosiddetta visione a ‘volo d’uccello’ ed identificate con le città di Napoli, Castellamare di Stabia e Venezia, luoghi da cui salpò la flotta pontificia per sconfiggere i turchi. Eccezionale la veduta di Napoli che dimostra in dettaglio com’era la città, ancora con le mura medievali, prima dall’ampliamento voluto dal Vicerè Toledo nel 1537. Di questa descrizione esistono pochissimi esempi, tra i più importanti ricordiamo la tavola Strozzi del 1465 conservata nel Museo Capodimonte di Napoli, le xilografie del celebre cartografo Sebastian Munster dal 1544 al 1555 e la pianta di Antonio Lafrery del 1566.
Un’appendice molto interessante dell’edificio sono i sotterranei che hanno in parte riutilizzato un ambiente ipogeo interamente scavato in una vena tufacea rossa. Sono formati da un ambiente centrale decorato da un arco realizzato in blocchi di tufo poggiante su mensole di pietra, da un secondo piccolo ambiente laterale che ha restituito un immondezzaio del XVI secolo e dall’ambiente ipogeo, raggiungibile mediante una lunga rampa di scale. Le indagini hanno permesso di chiarire tutta una serie di interrogativi legati alla destinazione e all’uso che ne è stato fatto nei secoli. In particolare l’ambiente ipogeo è quello che ha destato maggiore curiosità. E’ formato da un’unica stanza con copertura a doppio spiovente, leggermente accennata senza columen centrale, tipica delle sepolture etrusche del VI/V secolo a.C. L’ambiente ha subito nei secoli forti rimaneggiamenti con l’asportazione dei letti funerari e lo scavo della pavimentazione, che ne ha alterato l’originale piano di calpestio. In epoca imprecisata infatti è stato realizzato un taglio della roccia posto trasversalmente all’ambiente centrale e comprendente l’intera superficie di una piccola grotta laterale. Tutto ciò è probabilmente avvenuto dopo la costruzione del palazzo ‘orsiniano’ allo scopo di realizzare un ulteriore ambiente ad una quota più bassa, progetto mai portato a termine. L’ulteriore conferma di quanto ipotizzato sarebbe il ritrovamento di un ‘butto a uovo’ appena accennato e situato nella parete di fondo, probabilmente riutilizzando l’inizio di uno scavo per ricavarne una seconda rampa di scale. L’ipotesi di un lavoro iniziato ma mai portato a termine sarebbe infine confutata dal ritrovamento di alcune semicircolarità lungo la sezione tufacea frontale e della controfacciata, probabilmente realizzate in epoca antecedente allo scavo e successivamente intercettate. Queste circolarità possiamo presumere possano essere state delle fosse o dei piccoli pozzi di scarico risalenti alla fase medievale dell’edificio le quali, appena intercettate dai lavori di sterro, sono state svuotate e quasi totalmente distrutte.
Siamo sicuramente di fronte ad un lavoro non ultimato, come testimoniato dalla presenza di tre differenti livelli di scavo del banco tufaceo, dalla mancata lavorazione delle pareti e soprattutto del piano di calpestio che presenta notevoli irregolarità e una depressione irregolare poco profonda situata presso la parete occidentale dell’ambiente. Siamo di fronte all’unico ambiente dell’edificio che è stato ininterrottamente utilizzato fin dall’epoca medievale e che fino ad oggi ha restituito frammenti ceramici e materiale archeologico riconducibile ad una ventina di reperti, la cui datazione varia dalla fine del XV fino al XIX secolo.
Paolo Lorizzo
FOTO

Palazzo Orsini, cantina

Palazzo Orsini, scala lunga
FOTO DELGI AFRESCHI DEL PALAZZO ORSINI



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