top of page
Cerca

Michelangelo: un personaggio tra biografia e critica (Cascio, Gandolfo)

  • Immagine del redattore: preside713
    preside713
  • 15 gen 2014
  • Tempo di lettura: 6 min

Michelangelo Buonarroti (1475-1564) ha una collocazione netta nella storia della cultura occidentale: è l’artista e il poeta che – a volte anche per comodità – si fa coincidere con il concetto dell’universalismo umanista. Cioè, pur non facendo del suo un caso isolato, in lui convergono in modo esemplare interessi distinti ma connessi per cui trascende la specificità delle espressioni plastiche. L’esempio più importante di tale ‘pluridisciplinarismo’ è dato dalla sua produzione lirica: circa 300 testi, composti sin dai primi anni del Cinquecento fino alla sua morte. Una tale varietà e complessità del ‘personaggio’ ha fatto sì che Michelangelo, già in vita, sia stato oggetto di studio prediletto e privilegiato.

La prima biografia è quella di Paolo Giovio(ante1527); una seconda è quella dell’amico Vasari (1550, ampliata nel 1568) che già nella prima edizione delle Vitelo include come unico artista vivente. Questa vasariana, come tutti sanno, ha avuto un impatto potente e duraturo nella creazione del mito michelangiolesco – un processo in parte diretto dallo stesso artista. Aciò contribuì con vigore anche quella di tipo prettamente encomiasticodell’allievo Ascanio Condivi (1553), in pratica dettata dallo stesso mèntore.Insieme a Leonardo e, più recentemente, a Caravaggio, Michelangelo risulta essere l’artista di cui più spesso è stata scritta una biografia, anche da scrittori di fama, sia italiani che stranieri. Gli esempi più prestigiosi possono essere quelli di John Addington Symonds (1888)e di Giovanni Papini(1949).

Negli ultimi anni l’attenzione riservata a Michelangelo conosce un trend chepare intensificarsi. Così – pur escludendo le note biografiche che, si capisce, sono indispensabili all’interno di una qualsiasi monografia dedicata all’artista – dal 1995 sono state pubblicate sette nuove biografie: A. Bull(1995); B. Nardini(2000); A. Forcellino (2005); W. Wallace(2009); J.T. Spike(2010);M. Hirst(2012); M. Gayford (2013). A queste, in verità, andrebbero aggiunte sia la biografia per immagini che forma il catalogo della mostra fiorentinaconla curatela di L. Bardeschi Ciulich e di P. Ragionieri(2001) e il romanzo‘long-seller’; sia in originale e in traduzione italiana,« The Agony and the Ecstasy » (però del 1961) di Irving Stone.Oltre a sottolineare il fatto che qui si parla esclusivamente di pubblicazioni in inglese e in lingua, sarà bene far notare che due delle ricerche, quella di Hirst e quella di Spyke, sono rivolte ai primi anni dell’artista: un’indicazione che faprevedere un‘sequel’. Altro aspetto importante da rilevare è che in questi ultimi anni pure la rilevanza di Michelangelo poeta si è pienamente assestata; così come sempre più significativo è divenuto il contributo offerto dai Gender- e Queer Studies: dove Michelangelo viene esperito come un ‘case-study’ esemplare, anche grazie alla possibilità di approcci inediti ed eterogenei.

Detto ciò, in questa nota desidero commentare brevemente due lavori che ritengo di particolare rilevanza e qualità nell’ambito della ricerca intorno a Michelangelo. Mi riferisco alla traduzione in italiano della biografia di John T. Spike, « Il giovane Michelangelo. La nascita di un genio » (2011) e all’antologia di studi di Eugenio Battisti, « Michelangelo, fortuna di un mito. Cinquecento anni di critica letteraria e artistica » (2012).

Il lavoro di Spyke, che si è creato una solida reputazione con il suo volume su Caravaggio (2001), si avvale della buona traduzione di Elisabetta Stefanini. La ricerca, che come preannuncia il titolo, riguarda solo i primi anni di lavoro di Michelangelo, ossia, come dice l’autore riguarda gli anni di «quando ardeva dalla voglia di farsi notare»[1]. L’attenzione, dunque, si concentra in buona parte sui sentimenti e le ambizioni che hanno guidato, costretto (?) Michelangelo a farsi avanti e affermare il proprio valore. In questo senso, oltre all’arcinoto ruolo che svolsero Lorenzo de’ Medici e Girolamo Savonarola, rispettivamente in ambito laico e religioso, viene evidenziato che al suo successo concorse anche la buona volontà di altri uomini e, in primis, quelladel maestro dove Michelangelo fu a bottega: tant’è che «il ragazzo era debitore a Ghirlandaio molto più di quanto ammettesse»[2]. Il fattoè che Michelangelo cercò sempre di ridimensionare, se non di nascondere, l’importanza del suo tirocinio, a vantaggio di una sua sospetta autogenesi artistica, liberandosi così di una qualsiasi ««angoscia d’influenza». Daquesta prima esperienza professionale si prosegue nella descrizione di avvenimenti e di opere fino ad arrivare agli inizi dei lavori alla Sistina (il contratto è del 10 maggio 1508). Qui fondamentale è risultato il rapporto con il committente, Giulio II, e, in particolare, in riferimento alle logoranti vicende legate al monumento funebre del pontefice. Al ritratto dell’uomo Spyke fa corrispondere un preciso e documentato ritratto di un’epoca[3] dove, alle evidenti condizioni favorevoli in ambito socio-economico del periodo corrisponde una complessa successione di eventi storici di particolare rilievo, sia per l’Italia che per Michelangelo. Le vicende centrali sono l’insurrezione popolare del 1494, quando a Firenze ricaccia Piero de’ Medici per instaurare la Repubblica con a capo Girolamo Savonarola (poi scomunicato nel 1497 da Alessandro VI) e Pier Soderini come gonfaloniere. Storia personale, storia collettiva e storia dell’arte, dunque, vengono studiate ed espresse come un insieme interdipendente, e non a caso l’ultima immagine è quella di Raffaello che nella Scuola di Atene, tralasciando di darci di Michelangelo l’immagine convenzionale della « Terribilità », preferisce riprenderlo come Eraclito «malinconico, immerso nei suoi pensieri»[4].

Il lavoro di Battisti ha ovviamente un ruolo e, si prevede, un pubblico di lettori diverso. Difatti, non con un intento divulgativo ma specialistico, Giuseppa Saccaro del Buffa raccoglie in questo preziosissimo volume i lavori a tema michelangiolesco dello studioso – scomparso nel 1989. Da sempre interessato alla prima modernità. Battisti ha avuto un ruolo fondamentale nella presa di coscienza di termini e concezioni, imprescindibili nello studio della cultura del Cinquecento come Rinascimento e Antirinascimento e di Rinascimento e Barocco e, non a caso, ha dedicato proprio a Michelangelo buona parte delle sue riflessioni. Michelangelo è l’artista che ha vissuto, formato e determinato quasi un secolo di storia dell’arte, e si pone come il nesso tra civiltà diverse: da quella di fine Quattrocento al pieno Rinascimento alle forme del Protobarocco, e per Battisti diventa il paradigma utile a intuirne lo “Zeitgeist”. I vari interventi, in parte ancora inediti (!), tentano di ricostruire in modo chiaro quale sia stato il percorso della fortuna critica (letteraria e artistica) del Fiorentino: da prima di Vasari fino ai nostri giorni. La tesi del lavoro battistianiano risiede nella convinzione che una tale ricezione critica sia stata corrotta dalla personalità di Michelangelo (o almeno dalla percezione che se n’è avuta). Questo approccio poco sereno ha creato, invero, una serie di «contrasti» fondati su un «mito». Tant’è che i risultati sono stati diversi, quando non opposti, nei secoli. Di particolare interesse a me paiono essere le note riguardo alla fortuna novecentesca. Se, infatti, siamo ormai consapevoli del peso del mito costruito attorno alla personalità di Michelangelo per la riscoperta ottocentesca – Michelangelo, cioè come la personificazione dell’eroe romantico; Battisti tiene molto a esplorare, e spiegarci, come anche in un tempo a noi più vicino si è abusato di Michelangelo, sfruttandolo nuovamente come simbolo. In pratica alla ricerca storica, filologica e/o iconografica, si sovrappone una ricezione creativa dell’opera michelangiolesca, nel tentativo di ‘attualizzarla’ (cfr. anche le illustrazioni). La seconda parte del volume illustra e convince pienamente come queste dinamiche abbiano un certo valore non solo nell’interpretazione dell’opera michelangiolesca, ma pure di alcuni dei contemporanei. A questo proposito di particolare interese mi pare il capitolo La fuga del realismo. In queste pagine si dà al lettore uno strumento «più diretto e suggestivo» per studiare il Rinascimento: ossia attraverso la «nuova enfasi» che si verifica verso «l’originalità del Manierismo»[5]. Tale prospettiva evidenzia la flessibilità formale di Michelangelo giacché «lo stile cambia con i soggetti»[6], sottolineandone l’efficienza estetica, piuttosto che una sua discontinuità. L’ottima e amorevole curatela di Saccaro Del Buffa ci restituisce in un solo libro considerazioni e giudizi de facto imprescindibili per chi si avvicina allo studio di Michelangelo: il «caso storico più vasto e più complesso di discussione teorica su di un artista»[7].

Oltre a questo, però, mi piace dire ancora come l’inclinazione che Battisti ha dimostrato negli anni non ha solo un valore squisitamente organizzativo, e di già di grande beneficio, ma anche spirituale. Voglio dire che il merito maggiore del florilegio qui presentato non è da riscontrare esclusivamente nell’equilibrio instaurato tra la complessità della materia e la chiarezza del discorso esplicativo, ma piuttosto nell’idea che l’esperienza critica sposti la propria attenzione dall’intenzione filologica alla tensione morale. Il libro, cioè, non è un insieme di capita selecta, ma dimostra come la fortuna attorno all’artista e all’uomo preso in considerazione (Michelangelo) si possa indagare come uno svolgimento, un progresso – oserei dire – segnato da una serie di acquisizioni sociali e di appropriazioni ideologiche. Si viene allora alquanto incoraggiati in questa direzione con l’intento etico di capire e di appropriarsi non solo delle nozioni fattuali, ma, in prima istanza, a intuire come pure la storia umana, sostanzialmente, non sia fatta di refusi o ripensamenti ma da variabili letture.

Gandolfo Cascio

Eugenio Battisti, Michelangelo, fortuna di un mito. Cinquecento anni di critica letteraria e artistica, Firenze, Olschki, 2012; XVIII-248 pp., ill.; € 28,00.

michelangelo1.jpg

John T. Spike, Il giovane Michelangelo. La nascita di un genio, Roma, Elliot, 2011; 365 p., ill.; € 22,50;

michelangelo2.jpg

[1]John T. Spike, Roma, 2011, p.5.

[2] John T. Spike, Roma, 2011, p. 45.

[3] si veda l’ampia bibliografia.

[4] John T. Spike, Roma, 2011, p.273

[5] Eugenio Battisti, Firenze 2012; p. 170.

[6] Eugenio Battisti, Firenze 2012; p. 173.

[7] Eugenio Battisti, Firenze 2012; p. 5.

 
 
 

コメント


bottom of page