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Una famiglia molto particolare (Calisti, Flavia)

  • Immagine del redattore: preside713
    preside713
  • 1 lug 2013
  • Tempo di lettura: 3 min

Chi volesse ammirare le celebri tele di Pieter Bruegel il Vecchio forse resterà un po’ deluso dalla mostra attualmente in corso al Chiostro del Bramante.

Ma vi siete mai chiesti perché tale celebre artista abbia bisogno di tale puntiglio per essere identificato? Chi volesse trovare risposta a tale domanda troverà invece estremamente interessante la suddetta mostra, che forse avrebbe meritato nel titolo l’aggiunta di un articolo: “I Bruegel”. L’esposizione ci conduce infatti per mano attraverso l’arte di una dinastia di artisti, che in qualche modo incarna la storia stessa dell’arte fiamminga tra XVI e XVII secolo. Si comincia con il patriarca, Pieter Bruegel il Vecchio appunto, e con il suo maestro, Hieronymus Bosch. È incredibile osservando tele come Il Ciarlatano o I Sette peccati capitali pensare come in Italia, nello stesso periodo, sbocciasse il Rinascimento. Due stili completamente diversi per due culture rese ancora più distanti dalla Riforma. Figure grottesche, colori accesi, la luce che sembra scaturire dalle tele stesse e una presenza della natura non più quale sfondo, ma quale soggetto dell’opera artistica. Ogni membro della famiglia Bruegel avrà un suo originale approccio a tale temperie culturale.

Pieter Bruegel il Giovane porterà la sua attenzione al quotidiano, ad un mondo contadino fatto di uomini e donne abbrutiti dalla fatica, che si ritrovano però festanti in banchetti pieni di spensierata allegrezza. Danze e pranzi nuziali affollano tele che non disdegnano di raffigurare gli aspetti più triviali di tale mondo, uomini satolli di cibo che vedono strabordare il ventre rigonfio da pantaloni slacciati o che rimettono il cibo in un angolo. Non mancano poi allusioni sessuali, sconce talora, talaltra divertenti, come per i due amanti che si appartano in un pagliaio nelMatrimonio di contadinidi Marten van Cleve, che non disdegna di raffigurare in primo piano una mamma che aiuta il proprio bimbo a fare la pipì. Un altro figlio di Bruegel – Jan il Vecchio – detto “dei velluti” per la sua raffinatezza, sceglie di specializzarsi in un ambito totalmente differente. Amico del cardinale Borromeo, Jan il Vecchio collabora con Rubens e si dedica alla rappresentazione di nature morte e fiori, vera moda dell’epoca. Siamo infatti alla vigilia del primo crack borsistico della storia determinato niente meno che dal crollo del prezzo dei tulipani.

Il figlio di Jan, Jan il Giovane, si dedica invece alle allegorie, dei quattro sensi o dei quattro elementi che siano, si diletta a riempire le sue tele degli elementi più esotici giunti nei Paesi Bassi dal Nuovo Mondo. Solo questo artista ebbe 11 figli, tra i quali ben 5 seguirono le impronte del padre.

La mostra non si esaurisce però con i Bruegel, ci fa conoscere anche altri artisti entrati per rapporti matrimoniali nella celebre maison (gli organizzatori sottolineano infatti come in campo artistico il nome stesso della famiglia fiamminga sia l’equivalente di una vera e propria griffe!), come Jan Van Kassel il Vecchio con i suoi studi su insetti e farfalle.

Chiude la nutrita esposizione di circa cento opere Abraham “il fracassoso”, che influenzato dall’arte italiana lascerà non solo lo stile, ma anche, e per sempre, la terra dei suoi predecessori. Con lui si chiude una saga durata circa centocinquanta anni. Se avete voglia di conoscere meglio i Bruegel e con loro l’arte fiamminga del Seicento, il Chiostro del Bramante vi attende fino al 7 luglio.

Flavia Calisti

FOTO

Pieter_Bruegel_the_Elder_-_The_Tower_of_Babel.jpg

 
 
 

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