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Le guide di Roma dal Rinascimento all’età moderna (Pietrantoni, Sara)

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    preside713
  • 15 gen 2014
  • Tempo di lettura: 11 min

Se nell’articolo precedente avevamo preso in considerazione le guide di Roma edite nel Medioevo, concentriamoci adesso su quelle che vengono pubblicate dal XV secolo, a partire dal Tractatus de rebus antiquis et situ urbis Romae, databile al secondo decennio del secolo, ma tuttavia ancora di stampo medievale, soprattutto perchè accoglie leggende ed etimologie dei secoli precedenti, senza che vengano posti dubbi sulla loro autenticità. L’anonimo Magliabechiano, autore del trattato, comincia con la descrizione delle mura e dei confini della città, passa alle porte[1], alle strade, agli archi. Successivamente si passa alla trattazione delle regioni che compongono la città delle terme e dei palazzi, termine con il quale, come già nei Mirabilia, si indicano tutti quegli edifici difficili da identificare: anche il foro di Traiano e quello di Nerva sono perciò indicati come palatia, così come il teatro di Pompeo. I ponti citati sono tutti quelli del percorso urbano del Tevere, partendo da Ponte Milvio per arrivare al ponte Rotto[2]. Dopo qualche riga sulle biblioteche della città, l’Anonimo si dedica quindi agli obelischi (aguliae) e alle colonne. Ma il capitolo che lascia forse più spazio all’elemento leggendario è quello relativo al Colosseo, che citiamo qui interamente, nella traduzione di Cesare D’Onofrio:

“Il Colosseo, cioè il colosso come veniva definito con termine greco, ed in latino anfiteatro circolare, era il tempio del Sole; 108 piedi di altezza, 1000 passi di circonferenza, con 150 archi; tenendo presente che, secondo Svetonio, l’edificio era stato eretto da Nerone due volte con maggiore ampiezza (la prima volta detta domus transitoria, la seconda domus aurea) ed era arricchito dentro e fuori da mirabili ornamenti. Nel mezzo c’era una statua di bronzo dorato, la cui testa e la cui mano con una palla stanno oggi nel Laterano; la parte superiore aveva una copertura di bronzo dorato, formato con arte matematica, sulla cui superficie erano rappresentate tutte le stelle che compongono l’astronomia, come sogliono realmente le stelle nel cielo: tale idolo era di dimensioni talmente grandi che, sovrapposto ad un meraviglioso basamento in pietra numidica, con la testa toccava la copertura dell’edificio, ed era arricchito di ogni mirabile ornamento, tra cui soprattutto una nobilissima corona, e dato che rappresentava tutto l’orbe, era ornato appunto con la detta palla nella mano. S. Silvestro ordinò che la statua fosse infranta, ed i suoi pezzi collocati nel palazzo papale del Laterano”.

Al trattato dell’anonimo Magliabechiano può essere accostato il Solace of Pilgrimes di John Capgrave[3], anche in questo caso una rielaborazione delle guide medievali. Come l’anonimo Magliabechiano, nemmeno Capgrave è partecipe del clima culturale della Roma della metà del ‘400 e non elabora criticamente le fonti di cui dispone[4]. Anche su di lui le leggende e le credenze popolari esercitano un grande fascino, come possiamo desumere dalle parole che riportiamo, ancora dedicate al Colosseo:

“Il Colosseo era un tempio molto alto e grande, intitolato e consacrato al sole e alla luna, nel quale si trovavano molte opere meravigliose. Il tetto era ricoperto di lastre di metallo dorato, dipinte sì da sembrare un cielo stellato nel quale, con arte sottile, venivano simulati tuoni, fulmini, pioggia e altre tempeste, come vengono giù dal firmamento. Vi erano rappresentati anche i segni zodiacali, ed era indicato con precisione il tempo dell’anno in cui il sole li attraversa […]. Tutti i segni erano raffigurati in modo meraviglioso, nei movimenti e in molti altri particolari” (Giosuè 1992, pp.15-16)

Altro elemento che allontana Capgrave dalla mentalità umanistica è l’indifferenza verso l’utilizzo di materiali antichi per nuove costruzioni:

“Nei tempi antichi, i cristiani, per ordine del papa, portarono via quelle pietre per fare i gradini e il pavimento davanti alla chiesa di S. Pietro […]. È nei pressi di questa collina che san Pietro fu crocifisso, ma ora tutto è cambiato e serve a miglior uso” (Giosuè 1992, p. 17)

Per un confronto chiamiamo in causa Poggio Bracciolini, che nel De Varietate Fortunae manifesta tutto il suo sdegno per la scarsa cura dei romani verso le rovine antiche:

“O Poggio, quanto è orami lontano questo Campidoglio da quello del nostro Virgilio, quando cantava: ‘Questi spazi, un tempo coperti da orridi cespugli, oggi sono aurei’. Verso che, a buona ragione si potrebbe tradurre così: ‘Un tempo aureo, ora Campidoglio squallido, coperto di spine e cespugli’. ” (tr. D’Onofrio 1989, p. 67)

La Roma dei trattati eruditi

Nel ‘400, accanto alla produzione di guide vere e proprie si affiancano opere più curate e colte che si rivolgono ad un pubblico più raffinato ed erudito. Non si tratta più ovviamente di piccole guide tascabili e maneggevoli, ma di opere di grande formato, rilegate con attenzione e ricche di incisioni. Sono molti gli autori che danno vita a questo tipo di produzione di tipo antiquario; tra i principali possiamo citare Flavio Biondo, Poggio Bracciolini e Pomponio Leto, che cercano di elaborare un metodo scientifico per lo studio delle rovine romane, ipotizzando anche possibili ricostruzioni della città antica, basate sullo studio degli autori classici[5] e sull’analisi delle epigrafi. Sono opere che rappresentano un enorme passo in avanti per lo studio della topografia romana.

Le guide tra ‘500 e ‘600

Nel XVI secolo si assiste alla profonda trasformazione di Roma: i pontefici chiamano alla loro corte architetti e urbanisti per dare un volto nuovo alla città e le guide riflettono ovviamente tutte le novità. Un esempio significativo è l’Opusculum de Mirabilius novae et veteris urbis Romae, opera di Francesco Alberini, stampato a Roma nel 1510 e dedicato a Giulio II, in cui la descrizione dei monumenti e degli edifici della città è ancora ordinata per classi. Nel 1554 compare invece la Descrizione de le chiese, stationi, indulgenze & reliquie de li campi sancti, che sono in la città di Roma, di Andrea Palladio. L’opera è divisa in quattro capitoli: storia della fondazione di Roma (molto ridotta rispetto alle guide precedenti), descrizione delle sette chiese principali, elenco delle restanti chiese (diviso per zone) ed un elenco delle stazioni. La guida venne ristampata varie volte, soprattutto in occasione degli Anni Santi.

Nonostante le molte novità, le guide cinquecentesche non rinunciano ancora alle indicazioni di tipo religioso, evidentemente perché la richiesta per questo tipo di vademecum era ancora molto forte. Nel XVII secolo però la situazione cambia e le guide diventano veri e propri inventari di opere d’arte. Possiamo a questo punto individuare due nuovi tipi di guide: da una parte quelle che si rivolgono al viaggiatore erudito e che quindi cercano di fornire un elenco dei monumenti che sia il più possibile completo, d’altra parte abbiamo le guide dedicate a semplici viaggiatori, che danno solo poche informazioni. Molto critico verso le guide precedenti è Pietro Martire Felini autore del Trattato nuovo delle cose meravigliose (1610): la novità più evidente di questa opera è il cospicuo aumento di chiese trattate, ben 303[6]. In Felini infatti l’interesse per l’arte romana è evidente: la sua opera è infatti la prima a descrivere la decorazione del transetto della basilica di S. Giovanni in Laterano e la storia della costruzione di S. Pietro. Le nove chiese di Roma di Giovanni Baglione (1639) è un’opera che si colloca invece ancora nel novero delle guide dedicate prevalentemente al fedele: il volumetto descrive infatti in successione le nove chiese meta dei pellegrinaggi giubilari Tuttavia, per la ricchezza e la completezza delle informazioni storico-artistiche[7], l’opera, arricchita da stampe di Giovanni Maggi, va considerata a pieno titolo nel campo della letteratura artistica.

Al 1638 si data invece l’opera di Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna: qui i rioni non vengono trattati separatamente, ma in itinerari giornalieri che li considerano anche in gruppi di due o tre, per delineare percorsi più completi e approfonditi. Interessanti sono anche le illustrazioni; non più silografie ma nitide incisioni in rame. Indicativo del successo della guida furono le numerose traduzioni, soprattutto in tedesco e olandese. Dall’opera di Pompilio Totti dipenderà una delle guide più importanti del ‘700, Roma antica, e moderna o sia nuova descrizione di tutti gli edifizj antichi e moderni sagri, e profani della città di Roma di Gregorio Roisecco (1745).

Molto famose e apprezzate furono anche la Roma ricercata (1644) di Fioravante Martinelli ed il Mercurio errante (1693) di Pietro Rossini. L’innovazione più evidente della Roma ricercata, che sarà ripresa anche da molte guide successive, è la suddivisione dell’itinerario in dieci giornate. Il punto di partenza è però sempre situato nei pressi della locanda dell’Orso, perché l’autore suppone che gran parte degli stranieri che arrivavano a Roma risiedessero in quei luoghi. La guida fu ristampata, ovviamente con aggiornamenti, fino al XIX secolo inoltrato. Anche il Mercurio errante di Rossini[8] riscosse un certo successo, come dimostrano le diverse edizioni dell’opera, stampata ancora nel 1789[9]. La sua caratteristica più evidente è lo spazio accordato dall’autore ai palazzi e alle opere che contengono, spazio che supera quello dedicato alle chiese.

L’Itinerario Istruttivo di Giuseppe e Mariano Vasi

Tra le guide del XVIII secolo va senza dubbio segnalata anche l’opera di Giuseppe Vasi, autore della monumentale Della magnificenze di Roma antica e moderna; nel 1763 Vasi pubblica l’Itinerario istruttivo diviso in otto stazioni e giornate, considerato come uno dei primi tentativi di elaborazione di una guida turistica in senso moderno, destinata agli eruditi ma anche a quei viaggiatori un po’ frettolosi, desiderosi di vedere molto in poco tempo, che apprezzarono della guida anche il formato maneggevole. Nel 1771 lo stesso autore si occupa anche di una guida destinata ai pellegrini in vista dell’anno santo del 1775, Tesoro sagro e venerabile, cioè le basiliche, le chiese, i cimiterj e i santuari di Roma: l’opera comprende soltanto monumenti religiosi e l’itinerario da percorrere è suddiviso, come nell’Itinerario istruttivo, in otto giornate. Dopo la morte di Giuseppe (avvenuta nel 1782) sarà il figlio Mariano ad occuparsi della pubblicazione di guide della città: nel 1791 appare l’Itinerario istruttivo di Roma, o sia descrizione di tutti i monumenti antichi, e moderni di quest’alma città, e parte delle sue adiacenze, del tutto simile alla guida paterna ma con l’aggiunta di una lista degli imperatori romani fino a Costantino e di un Catalogo cronologico de’più valenti pittori che sono nominati in quest’opera. Nella guida sono inoltre inserite notizie sulle sedi postali e sulle varie locande esistenti tra via del Babuino e Piazza di Spagna (Di Mattei, 1973, p. 495). Nel 1792 esce un’edizione in francese della guida, una Description du Musée Pie-Clementin et de la Galerie des Tableaux du Palais Vatican ed una Description de la Basilique de St. Pierre.

L’Itinerario istruttivo di Mariano Vasi sarà la guida più diffusa dalla seconda metà del XVIII secolo fino al XIX secolo inoltrato e sarà citata anche in molte guide straniere, come Italy di Lady Morgan e Travels in Europe for the use of travellers on the continent di Mariana Starke. Dobbiamo infatti considerare che, a parte la guida del Vasi, i viaggiatori stranieri tra ‘700 e’800 prendono poco in considerazione le opere romane, preferendo relazioni di viaggio dei loro connazionali, non per problemi di lingua (l’italiano era infatti conosciuto, nei vari paesi europei, tra le classi più raffinate della società) ma per il gusto per i particolari della vita quotidiana che le guide realizzate a Roma non trattano. Italy di Lady Morgan può essere considerata proprio tra queste guide-diario. L’autrice è Sydney Owenson, nata nel 1783 a Dublino e sposata con il chirurgo Thomas Charles Morgan. Scrittrice di prose e versi, nel 1817 pubblica un volume relativo ad un suo viaggio in Francia, il cui successo spinge l’editore Henry Colburn a richiederle una guida per l’Italia[10], in cui la descrizione di Roma occupa la fine del secondo volume e l’inizio del terzo[11]. L’opera venne molto apprezzata, soprattutto per la sua sensibilità romantica che porta l’autrice ad unire, alle notizie storiche e alle valutazioni oggettive, considerazioni e riflessioni personali.

Concludiamo questa analisi delle guide turistiche dedicate a Roma con quello che è stato definito “un Baedeker ante litteram”. Si tratta di Travels in Europe for the use of travellers di Mariana Starke, scrittrice teatrale che, dopo un viaggio in Italia negli anni 1792-92, si dedica alla redazione di guide di viaggio. Nel 1800 esce Travels in Italy, il cui testo è convenzionalmente diviso in lettere: in quelle che trattano la visita a Roma la Starke propone, su modello della guida del Vasi, un itinerario di tredici giornate, preceduto da informazioni sul clima, sugli acquedotti e sulla società romana. Nell’appendice vengono invece segnalate le tariffe dei cavalli da posta e delle pensioni, oltre agli orari dei corrieri postali (Milizia, 2001, p. 61). Travels in Europe for the use of travellers si data al 1820 e intende, come afferma la stessa Starke:

“esonerare i viaggiatori dalla necessità di ingombrare loro stessi […] di libri pubblicati per servire da guide […]. A Roma l’Itinerario del Vasi (due volumi) e la descrizione del Museo del Campidoglio, oltre alle […] pubblicazioni del Nibby” (tr. Milizia, 2001, p. 61-62).

Avendo redatto Travels in Europe come una vera e propria guida, la Starke tende a limitare il più possibile le considerazioni personali e l’abbandono agli ideali romantici, che sono comunque presenti in alcune descrizioni, in cui Roma è definita “antica signora del mondo”:

“Riguardo alle antichità, […] chiunque desideri vederle vantaggiosamente queste rovine di antico splendore, la prima volta dovrebbe visitarle sotto la luce dolce e solenne della luna […]; lasciando l’Immaginazione supplire ad ogni bellezza, e ornare ogni oggetto del suo antico costume di magnificenza” (tr. Milizia, 2001, p. 65).

Oltre alle descrizioni di monumenti e opere d’arte, il viaggiatore può trovare in Travels in Europe indicazioni riguardo a feste e celebrazioni che animano le strade di Roma, come il carnevale o i fuochi d’artificio della sera del giorno di Pasqua. Le descrizioni sono inoltre corredate, come nell’opera precedente, da indicazioni riguardanti orari e tariffe e da un’appendice finale con informazioni sul clima, i documenti di viaggio necessari, le tariffe dei migliori alberghi, trattorie e ristoranti di Roma, oltre ad alcuni consigli riguardanti gli alloggi (“coloro che sono desiderosi di vivere in quella parte di Roma che gli inglesi solitamente preferiscono, farebbero bene a cercare appartamenti nella strada Giulia”). L’indice finale permette inoltre di ritrovare ogni argomento trattato con estrema facilità. La guida di Mariana Starke anticipa quindi per i contenuti, per lo stile e persino per la grafica le guide realizzate da Murray e Baedeker alla metà del XIX secolo; guide destinate a turisti sempre più numerosi ed eterogenei, che ancora oggi affollano le strade e le piazze di Roma.

Sara Pietrantoni

Bibliografia

L. Barroero, Giovanni Baglione. Le Nove chiese di Roma, Roma 1990

A. Brilli (a cura di), Roma giubilare, itinerari sacri, itinerari profani XVI-XX sec., Città di Castello

2001

A. Caldana, Le guide di Roma, Roma 2003

C. D’Onofrio, Roma nel Seicento, Roma 1969

C. D’Onofrio, Visitiamo Roma nel quattrocento, Roma 1989

G. Ebano, Le guide di Roma nel Settecento, in Studi Romani XXXVII (1989), 3-4, pp. 329-335

D. Giosuè, L’immagine di Roma tra mito e realtà, in Studi Romani 40 (1992), pp. 12-22

R. di Mattei, Mariano Vasi “Antiquario Romano” , in Studi Romani XXI (1973), 4, pp. 490-505

B. Milizia, Le guide dei viaggiatori romantici, Roma 2001

S. Rossetti, Rome, a bibliography from the invention of printing through 1899- The guide books,

Firenze 2000

G. Scano (a cura di), Guide e descrizioni di Roma dal XVI al XX secolo nella biblioteca della

Fondazione Marco Besso, Roma 1992

J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica, (3° edizione), Firenze 1967

R. Valentini, G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, voll. I- IV, Roma 1940-1953

FOTO

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Giuseppe Vasi, Itinerario istruttivo

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Ritratto di Roma antica e moderna

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Martinelli, Roma ricercata

[1] Già nel capitolo dedicato alle porte l’Anonimo si lancia in singolari interpretazioni sull’etimologia di alcuni toponimi: per la porta Nomentana afferma ad esempio che il nome deriva da Numa ed enta.

[2] Da questo capitolo veniamo a sapere che il ponte Graziano, o Cestio, che collega l’isola Tiberina con Trastevere, era al tempo conosciuto anche come ponte della Torre della Pulzella, probabilmente per la presenza di un frammento marmoreo raffigurante una giovane donna.

[3] Capgrave nasce in Inghilterra, nel Norfolk, nel 1393 ed è autore di molte opere su argomenti storici e teologici. Muore nel 1464. Il Solace of pilgrimes dovrebbe datarsi, per la presenza di riferimenti precisi all’interno dell’opera stessa, tra il 1447 ed il 1452 (Giosuè 1992, p. 12).

[4] Ad un certo punto dell’opera Capgrave dichiara: “Scriverò solo ciò che ho trovato negli autori, oppure ciò che ho visto con i miei occhi o che suppongo vero perché basato sulla migliore autorità” (cit. in Giosuè 1992, p. 14).

[5] Per la sua Roma instaurata Flavio Biondo ricorre ad esempio al trattato di Frontino sugli acquedotti, il De Aquaeductu Urbis Romae.

[6] Qualche anno prima della guida di Felini viene stampato un testo sulle chiese romane, i Tesori Nascosti di Roma di Ottavio Panciroli (1600), che analizza le sette chiese principali più altre 313, elencate in ordine alfabetico (nella seconda edizione, del 1625, le chiese saranno raggruppate per rione di appartenenza). Agli occhi degli storici dell’arte il valore della guida è tuttavia limitato perché Panciroli raramente cita i nomi degli artisti.

[7] Spesso nell’opera compaiono riferimenti a interventi in corso, come quelli di Bernini a S. Pietro.

[8] Pietro Rossini lavorava anche come cicerone per i viaggiatori stranieri, specialmente tedeschi.

[9] Da ricordare sono le edizioni del 1736 e del 1750, illustrate da incisioni di Piranesi.

[10] L’opera, in tre volumi, tratta del Piemonte, Lombardia, Genova, Piacenza, Parma e Modena, Bologna, la Toscana, Roma, Napoli, Venezia.

[11] La guida comprende anche delle appendici dedicate a Roma: note sulla legge romana, un estratto del Diario di Roma come esempio di giornale locale, una silloge dell’indice dei libri proibiti “per divertire il lettore” (Milizia, 2001, p. 29).

 
 
 

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