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Racconti di viaggio
Partenza da Fiumicino per Parigi il 19 giugno. All’arrivo ci attende la nostra accompagnatrice francese – scopriremo essere italiana di Modena – che sarà il nostro angelo custode per tutta la durata del viaggio. Il primo impatto è duro: dobbiamo fare circa 400 km in 6 ore prima di arrivare alla nostra prima meta – Rennes ed è quasi ora di cena. L’hotel è molto bello e confortevole, anche se fuori città. Nonostante il desiderio irrefrenabile di vedere subito il centro storico – attratti anche dal fatto che c’è ancora luce (fino alle 22:00/22:30) – di 15 minuti in 15 minuti il gruppo di ‘desiderosi’ si assottiglia sempre più e distrutti dalla fatica decidiamo tutti indistintamente di andare a dormire. Il secondo giorno partendo di buon’ora riusciamo a visitare anche Rennes – capitale della Bretagna – con le stradine, i vicoli, molte case medievali. Camminando nelle vie e incontrando la sua gente si sente totalmente la sensazione della forte identità bretone che caratterizza questo popolo e il ricordo della storia trascorsa: le origini celtiche, il dominio romano, le case medievali ‘a colombage’ ufficialmente classificate come monumenti storici, e il suo importante centro storico, dove si possono vedere intere strade fiancheggiate da case del XVI secolo, con facciate a graticcio. E per finire la porta Mordelaise del Quattrocento, resto della cinta muraria medievale ed unica porta rimasta delle 10 presenti in città. Di seguito ci spostiamo a Saint-Malo, fortificata con una cintura di bastioni, città balneare famosa per il litorale più esposto di altri al fenomeno delle maree e per i corsari che ne fecero la loro sede perché lavoravano per conto del Re addirittura con un documento ufficiale che legalizzava la loro attività contro i nemici della corona (gli Inglesi). Proprio dinanzi ad una delle più belle distese di sabbia della città, c’è la Ile du Grand-Be un isolotto nel quale riposa Chateaubriand, uno dei più noti autori della letteratura francese dell’Ottocento nato e morto proprio a Saint Malo. La città è di una bellezza sconcertante. La parte vecchia è per lo più zona pedonale: è possibile passeggiare nelle vie tra case antiche, palazzi privati, pittoreschi cortili, e scoprire in alto la Cattedrale dedicata a San Vincenzo di Saragozza la cui costruzione presenta un navata del II secolo-XI secolo, il campanile del XV secolo e il portale principale del Settecento. Un’altra dimostrazione del senso di identità che hanno i bretoni sta nel motto locale risalente al XVI secolo “Né francese, né bretone, Malouin sono” oggi trasformato in “Prima Malouin, dopo bretone, francese se ne resta”. Attratti dalla nostra successiva meta partiamo da Saint-Malo e ci dirigiamo verso Mont-Saint-Michel: l’isolotto ha circa 960 m di circonferenza e una superficie di circa 7 ettari. La roccia, una formazione granitica, si eleva a 92 m. sul livello del mare, ma con la statua di San Michele collocata in cima alla guglia della chiesa abbaziale, raggiunge l’altitudine di 170 m. La cittadina sorta sulle pendici della roccia sotto l’abbazia si articola intorno all’unica strada della Grande Rue, che sale al santuario girando intorno alla roccia. Vi si accede attraverso tre porte: noi entriamo attraverso la Porte du Roi. Con Roma e Santiago de Compostela, questo grande centro spirituale e intellettuale, era uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti per l’Occidente medievale. Per quasi 1000 anni uomini, donne e bambini vi si indirizzavano attraverso strade chiamate «sentieri per il Paradiso» sperando nella garanzia dell’eternità. Il Mont Saint-Michel è uno dei tre maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele Arcangelo, insieme alla Sacra di San Michele in val di Susa, e al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. I tre luoghi sacri si trovano a 1000 km. di distanza l’uno dall’altro, esattamente allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme. L’abbazia benedettina fu edificata a partire dal X secolo con parti giustapposte che si sono sovrapposte le une alle altre negli stili che vanno dal carolingio al romanico al gotico flamboyant: la primitiva chiesa abbaziale costruita nel 996 dai benedettini (Notre-Dame-sous-terre), le costruzioni dall’XI al XIII secolo, quelle eseguite fra XIV e XVI secolo, quelle del XVIII secolo e infine i restauri del XIX e XX secolo. Una curiosità da aggiungere: le dighe fatte costruire dalla duchessa Anna di Bretagna hanno fatto sì che le terre fossero ‘rubate’ al mare per diventare terreni per l’agricoltura e l’allevamento e insieme al reflusso delle maree, alle conchiglie frantumate creare un ricco fertilizzante che concimasse il suolo. In particolare ancora oggi si allevano i moutons de pré-salé (montoni del prato salato), le cui carni a causa dei pascoli salmastri acquistano un sapore particolare. La giornata ha termine con l’arrivo a Caen in hotel. Il terzo giorno partiamo per Bayeux, città simbolo del Medioevo, ricordo della storia normanna, con la Cattedrale e soprattutto il famoso arazzo della regina Matilde che narra dell’invasione inglese da parte dei Normanni guidati da Guglielmo il Conquistatore. Il più celebre monumento della storia normanna non è né un castello, né una chiesa, ma una lunga tappezzeria lunga 68,80 m. di lunghezza per 50 cm. di altezza, recante un decoro ricamato in fili di lana colorati. È una delle più importanti testimonianze del Medioevo: un monumento alla propaganda normanna destinata a giustificare la conquista e la glorificazione di Guglielmo il Conquistatore, ma conserva ancora oggi la sua parte di mistero. La Cattedrale di Bayeux è un perfetto esempio di architettura gotica normanna con una stupenda facciata a 5 portali, una splendida sintesi di archi romanici a tutto sesto e archi gotici a sesto acuto oltre a tantissimi fregi sui capitelli che raffigurano strani personaggi, animali fantastici e quadrifogli: un bestiario medievale. All’esterno dal lato absidale dominato da enormi archi rampanti si può vedere uno degli ultimi Alberi della Libertà che il governo rivoluzionario del 1797 impose di piantare – un platano in ogni comune di Francia. Ma Deauville – cittadina che da piccolo villaggio sul «Coteau» è divenuta stazione balneare rinomata e sede dal 1975 di un importante festival cinematografico statunitense – ci aspetta. Questa cittadina ne ha fatta di strada sapendo adattare alle evoluzioni turistiche che cambiavano continuamente le sue infrastrutture di accoglienza e di ricreazione, seppur rispettando l’ambiente per la messa in valore e la preservazione del suo patrimonio. Deauville e Trouville: queste due località di villeggiatura gemelle sono divise solo da un ponte, ma ciascuna ha saputo mantenere vivo un proprio carattere unico. Poi alla volta delle famose falesie, luoghi naturalisticamente perfetti ed emozionanti ma anche protagonisti di tanti quadri impressionisti e postimpressionisti. La natura è caratterizzata dalle alte e bianche scogliere a picco sulle lunghe e strette spiagge di sassi e ghiaia. I principali centri abitati lunga la costa sono i paesi di Fècamp ed Étretat, in direzione sud-ovest. Nelle vicinanze di Honfleur si trova l’imponente Ponte di Normandia che si proietta per oltre 2 km. sulla Senna collegando Honfleur a Le Havre: grandiosa opera in cemento e acciaio ultimata nel 1995. Al rientro a Caen visitiamo una parte della sua doppia Abbazia voluta da Guglielmo il Conquistatore e dalla moglie regina Matilde e costruita per un voto: l’Abbaye aux Hommes e l’Abbaye aux Femmes. Durante la II guerra mondiale più di tre quarti della città furono rasi al suolo poiché essa si trovava su un fronte molto conteso durante lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944: Caen bruciò per ben 11 giorni, vennero scaricati ben 250.000 tonnellate di esplosivi, l’80% della città venne rasa al suolo e chi non riuscì ad evacuare si rifugiò in una delle abbazie. Il quarto giorno si parte alla volta di un’altra abbazia benedettina: Jumièges. Sebbene di questa immensa abbazia non siano rimasti che ruderi, il suo fascino è incredibile: solo immaginando le dimensioni originali si può capire la magnificenza che doveva avere all’epoca con i suoi campanili alti 46 m. Nell’XI secolo in Normandia si trovava un complesso di monumenti religiosi fra i più qualificati e rappresentativi del romanico e qui a Jumiéges risulta definito il sistema architettonico normanno della navata regolante la partitura generale dell’interno, sviluppato su tre piani. Questa imponente costruzione lunga 88 m. ed alta 25 m. venne alterato in età gotica con la costruzione di un grande coro deambulato, che rivela l’influenza durevole della cultura germanica e dell’arte ottoniana. Flaubert davanti alle rovine di Jumiéges aveva giurato di scrivere la loro storia, ma per lui restò solo un progetto; Simone de Beauvoir, allora professore a Rouen, racconta ne La Force de l’âge: «Mi sono fermata davanti a un quadro di cui – fanciulla – avevo visto una riproduzione sulla copertina del Petit Français illustré che mi aveva molto impressionato: Les Énervés de Jumiéges. Ero stata disturbata dal paradosso della parola énervé (nervoso), preso comunque in un senso improprio dal momento che avevano effettivamente tagliato i tendini dei due moribondi. Essi giacevano uno accanto all’altro su una barca dalla superficie piatta, la loro inerzia imitava la beatitudine mentre, torturati dalla sete e dalla fame, essi scivolavano a filo d’acqua verso una fine spaventevole. Poco importava che il dipinto fosse detestabile; rimasi a lungo sensibile all’orrore silenzioso che esso evocava». Al termine della visita torniamo sui nostri passi verso Rouen. Non ci si aspetta una cittadina così ben conservata, tanto da poter respirare così profondamente il clima medioevale: ogni vicolo rivela qualche sorpresa, edifici di calce e legno più o meno antichi sono disseminati ovunque e costituiscono la vera ossatura del centro di questa bellissima città. Deliziosa e piena di locali la piazza del Vieux Marchè, in cui è stata arsa viva Giovanna d’Arco, su cui si staglia il Gros-Horloge uno dei monumenti più fotografati della città, una meravigliosa costruzione rinascimentale con un orologio che mostra anche le divinità della settimana e le fasi della luna; la chiesa gotica di Saint-Maclou e se si ha la pazienza di girarle intorno si scopre un gioiello nascosto che è l’Aître Saint-Maclou, un ossario medievale dove venivano sepolte le vittime della peste: intorno al cortile si cela un reticolo di case a graticcio dall’aspetto spettrale con sculture che raffigurano teschi, tibie incrociate, attrezzi da becchini e perfino l’antica carcassa di un gatto nero, probabilmente ritenuta incarnazione del demonio e sepolta qui per tenere lontani gli spiriti maligni; il Palais de Justice, un vero capolavoro in stile gotico flamboyant con guglie, doccioni e statue. Ma soprattutto una delle più eccezionali cattedrali gotiche d’Europa: quella che Claude Monet ha immortalato in ogni attimo della giornata, in ogni diversa inclinazione del sole sulla facciata e in più di 40 quadri. Rouen è la perla indiscussa della Normandia, un vero e proprio gioiello architettonico in cui si fondono magistralmente arte, storia e cultura che accompagnano una vivace vita sociale e un magistrale panorama gastronomico. E come chicca in più – non in programma – e solo con una parte del gruppo (non tutti partecipano perchè la stanchezza comincia a sentirsi) ci rechiamo a visitare il Musée des Beaux Arts dove scopriamo tesori incredibili: da Perugino a Veronese, da François Clouet – pittore di – a Lavinia Fontana, da Velázquez a Poussin, da Rubens a van Dyck, da Caravaggio a Guercino, da Simon Vouet a De Champaigne, da Le Sueur a Luca Giordano, da Fragonard a Caillebotte, da David a Millet, da Ingres a Moreau, da Géricault a Delacroix, da Pissarro a Monet, da Sisley a Gauguin, da Modigliani a Duchamp. Se avete un pò di tempo e grande voglia di cultura, andate alla scoperta di questo Museo, che nelle sue 60 sale ospita una delle più prestigiose collezioni pubbliche di Francia, costituita dopo la Rivoluzione. Il 23 giugno partiamo da Rouen per il nostro rientro ma l’ultimo saluto alla Francia lo diamo con la visita a Giverny e alla Fondazione Claude Monet. È riduttivo definirlo Museo poiché ci narra 43 anni della vita del grande pittore impressionista, il suo amore per la pittura ma anche la grande passione per il giardinaggio, le piante e i fiori. Qui visse dal 1883 al 1926 e ogni cosa, ogni angolo parlano di lui: il suo ponticello giapponese, i giardini, i colori e profumi che tante volte lo hanno emozionato. Situato tra Parigi e Rouen questo piccolo villaggio ospita il Museo/Giardino, abitazione e studio del famoso pittore, dove sono esposte alcune riproduzioni di suoi dipinti e la collezione di stampe giapponesi messa insieme dallo stesso artista. Il giardino, con i suoi magnifici colori che variano a seconda delle stagioni, è diviso in due distinte aree: la ‘Clos Normand’ ricca di tulipani, margherite e rose e il ‘Jardin d’Eau’ di ispirazione giapponese, in cui è possibile ammirare il bellissimo laghetto delle ninfee tante volte rappresentato da Monet. Appassionato di giardinaggio nonché di colori, concepì il suo giardino di fiori e il suo giardino di acqua come opere reali. Entrando nella sua casa, si sente l’atmosfera che regnava presso il maestro dell’Impressionismo. Egli trasformò instancabilmente un edificio trascurato in un capolavoro floreale, ispirazione per molti dei suoi capolavori: ci si può immaginare la casa risuonare per le corse di 8 bambini, per i passi di Monet fra l’atelier e il giardino, l’atmosfera che regnava nella cucina dalla mattina quando i legumi arrivavano freschi dall’orto fino al ritorno dal mercato, o all’arrivo degli amici venuti da Parigi. Al pianoterra si trovano il “salon bleu”, “l’épicerie”, il “salon-atelier”, ma anche il soggiorno e la cucina con le piastrelle bleu di Rouen; al I° piano ci sono gli Appartamenti privati. Le motif est quelque chose de secondaire, ce que je veux reproduire, c’est ce qu’il y a entre le motif et moi. (Claude Monet) Je dois peut-être aux fleurs d’avoir été peintre. (Claude Monet) Pittore nel suo giardino, Monet lo era anche in tutto il mondo, e pur allontanandosi per lunghe campagne pittoriche in realtà non era mai troppo lontano. Attraverso le sue lettere, osservava da vicino la sua famiglia e i suoi fiori. Le visite frequenti dei suoi amici e ammiratori fecero di questo luogo il centro della sua esistenza. Insomma fino alla morte avvenuta nel 1926, il pittore, il padre, il giardiniere e l’uomo non lasciarono mai Giverny. Nel suo giardino, Claude Monet sperimentò un nuovo utilizzo del colore e spinse lo studio della natura ai limiti dell’astrazione. La sua straordinaria libertà di esecuzione, la sua concezione rivoluzionaria dello spazio pittorico e la purezza emozionale che si libera dai tocchi di pennello delle sue ultime opere hanno ispirato numerose correnti artistiche – come l’astrazione lirica, l’action painting o le tachisme. Tutti i grandi nomi dell’arte moderna hanno salutato il Maestro di Giverny come il precursore dell’arte astratta: Jackson Pollock, Sam Francis, André Masson. Kandinsky ha ammesso di aver avuto una rivelazione davanti alla serie delle Ruote (Les Meules), che ha anche ispirato Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Dopo la morte del pittore, non si contano più gli artisti che rivendicarono la loro discendenza da Monet e che sono venuti in pellegrinaggio a Giverny, a cercare nel giardino d’acqua i segreti della luce delle Ninfee. Nel primo pomeriggio è ora di lasciare i profumi e i colori di Giverny per portarci a Parigi dove partiamo per tornare a Roma.
La Normandia
Edizione 2014
Fra Normandia e Bretagna:
Fra druidi, Merlino, Carlo Magno e Impressionisti
Stefania Laurenti
Mete frequentatissime dai viaggiatori, entrambe bagnate dall’Atlantico e confinanti fra loro, Normandia e Bretagna sono, ciascuna a suo modo, regioni ricche di spunti che sottolineano storia, cultura e tradizioni diverse. Dentro di loro si fanno imponenti la natura, i colori e l’Arte: insomma un mondo tutto particolare. È Mont Saint Michel - meta senz’altro più celebre di tutta l’area – a far da perno e da raccordo: estremo lembo di Normandia affacciato su un’ampia baia bretone. A chi è alla ricerca di obiettivi meno noti, tutte e due le regioni francesi offrono accompagnatori d’eccezione di cui seguire le tracce. Georges Simenon e le sue atmosfere atlantiche da Il porto delle nebbie o Claude Monet nel giardino di Giverny: l’Impressionismo francese non avrebbe potuto fare a meno dei mille colori della Normandia.
In Bretagna ci si può muovere in una straordinaria geografia dei luoghi fantastici, fra druidi e cavalieri della Tavola Rotonda. Carlo Magno è infatti qui presente sotto varie sembianze: dai dettagli più concreti all’atmosfera delle antiche feste, rinnovata all’arrivo di ogni estate nella bella scenografia di Rennes; fra boschi e brughiere; sulle colline rocciose; nel paesaggio del “bocage”; nei piccoli paesi raccolti attorno a chiese antiche o fra le scogliere battute dal vento.
Tra capolavori gotici, affascinanti castelli, spiagge sfavillanti e scogliere mozzafiato, un viaggio pieno di contrasti e sorprese. Un viaggio faticoso la cui fatica è ampiamente ricompensata da paesaggi unici e da visite in luoghi toccanti di importanza storica
Galleria Fotografica
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