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Trieste
Edizione 2014
Stefania Laurenti
Myriam Trevisan
Ricordi di viaggio
Dopo un inizio un po’ agitato alla ricerca dei posti sul vagone del nostro Freccia Argento per Venezia e nella sistemazione dei bagagli finalmente si parte per la nobile Trieste. Il nostro pullman ci attende alla stazione di Venezia Mestre per portarci alla prima tappa – la Risiera di San Sabba – nato come stabilimento per la lavorazione del riso alla fine dell’Ottocento, utilizzato dal 1943 dalle autorità tedesche come campo di prigionia e come luogo di smistamento dei deportati verso la Germania e la Polonia, dal 1965 per decreto del Presidente della Repubblica dichiarato Monumento Nazionale. Il racconto della guida e la visione di alcune parti del monumento è emozionante e fa venire i brividi. Subito dopo però Trieste ci accoglie con il suo salotto e con la sua raffinatezza. Il giorno successivo si parte per Cividale del Friuli: passato intenso che parla al presente. Autentico gioiello, è custode di un’eredità storica importantissima: fondata da Giulio Cesare, capitale del primo ducato longobardo in Italia, vide avvicendarsi Romani e Franchi, Patriarcato di Aquileia e Serenissima. Passeggiando per le sue stradine si possono ammirare autentici scrigni di arte: l’Oratorio di Santa Maria in Valle o Tempietto Longobardo, straordinario compendio di architettura e scultura altomedievale; il Museo Cristiano con il cosiddetto Battistero di Callisto (VIII secolo) e l’ara di Ratchis, capolavori della scultura longobarda e il Museo Archeologico sul quale vorrei soffermarmi per due motivi: il primo è curioso, l’altro è un omaggio. Sotto il porticato, a fianco dell’ingresso del Museo, qualcuno dei partecipanti nota una strana scritta “Contro Ministri dei Direttori di Mani Morte” per la quale – alla richiesta di spiegazione sul significato – non ho saputo rispondere. In seguito facendo una ricerca sono venuta a conoscenza di ciò: sembra si tratti del sito ove potevano essere fatte pervenire le delazioni anonime dei cittadini per denunciare situazioni anomale o ritenute non corrette causate dagli appositi incaricati (Ministri) che dovevano controllare il patrimonio immobiliare appartenente a enti religiosi, come chiese e confraternite (le cosiddette 'mani morte', che sfuggivano alle tassazioni pubbliche sulla successione in quanto rimanevano per sempre, o comunque per tempi lunghissimi di secoli e secoli, dello stesso proprietario ecclesiastico). Se le denunce si mostravano fondate e comportavano il pagamento di multe pecuniarie, usualmente il ricavato era suddiviso tra il Comune (1/3), l’Ufficiale che incassava la multa (1/3) e il delatore (1/3), per il quale poteva anche essere garantito l’anonimato. L’altro motivo di interesse nei confronti del Museo Archeologico Nazionale di Cividale è la sua sistemazione e il suo nuovo Direttore (dal 1 marzo 2013). Attualmente l’esposizione museale si articola su due piani: il piano terreno ospita la parte lapidaria suddivisa in sezioni (romana, paleobizantina, altomedievale e romanica), l’ala meridionale del piano terreno si articola in 3 sale (frammenti di cibori, colonnine, plutei, capitelli, pilastrini, cornici dal VI al IX secolo; rilievi di età romanica (repertorio da bestiario medioevale, con animali fantastici) e pilastrini della stessa epoca; il piano nobile del Palazzo ospita la Mostra Longobarda che occupa 7 sale dove il materiale è ordinato cronologicamente – dai manufatti del primo insediamento longobardo in Forum Iulii fino all’ultima espressione artistica di questo popolo già compenetrata dal mondo carolingio. Queste sale sono organizzate in maniera eccellente con una lettura delle opere accompagnata da una nuova presentazione didattica, realizzata mediante tabelloni posizionati al di sopra delle vetrine che spiegano in maniera semplice gli usi ed i costumi dei Longobardi e l’impiego pratico degli oggetti esposti, per una migliore comprensione da parte del visitatore. Questa sperimentazione si deve al nuovo Direttore del Museo Fabio Pagano – archeologo medievista, formatosi all’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma allievo della prof.ssa Letizia Pani Ermini, prima di entrare nei ruoli del MiBAC, ha lavorato come libero professionista dal 2000 al 2011. Il suo curriculum è importante per il lavoro che sta svolgendo a Cividale del Friuli perché può affiancare le sue competenze alla divulgazione di un patrimonio culturale così variegato e ricco di testimonianze. Fabio ha un obiettivo preciso: “comunicare l’antico senza risultare noioso”. Perché lo cito in questi appunti di viaggio – si chiederà qualcuno? Innanzitutto perché è un caro amico, secondo perché è un validissimo professionista e non ultimo perché è stato un apprezzato e amato docente dell’Upter. L’ultimo saluto a Cividale lo diamo davanti alla statua di una sua figlia famosa: l’attrice Adelaide Ristori. Rientrati a Trieste ci dirigiamo verso il Caffè San Marco e sostiamo in una saletta per leggere le poesie di Saba ambientate nei caffè, nei luoghi triestini e le parole di Claudio Magris (Microcosmi, cap. 1) che ne narra anche piccoli particolari come i tavolini: “i tavolini di marmo con la gamba di ghisa che si eleva su un piedistallo sorretto da zampe di leone, quel leone di San Marco, voluto dal primo proprietario non tanto per celebrare il proprio nome quanto per simboleggiare italianità e irredentismo”. Questi tavolini che si presentano con una particolare disposizione - osserva Magris – “come una scacchiera dove gli avventori sono costretti a muoversi come il cavallo”. Domenica mattina di buon’ora si parte alla volta di Aquileia per visitare i resti di questa importante città romano-medievale e la sorpresa (su consiglio di Fabio Pagano) è stata l’apertura straordinaria del Museo Paleocristiano in località Monastero dove abbiamo potuto ammirare la più grande raccolta di ‘tituli’ in greco e latino, oltre 130 iscrizioni, e altri reperti paleocristiani e altomedievali, e dall’alto di due grandi terrazze il ricco pavimento musivo immergendoci così nell’atmosfera di una basilica paleocristiana. È un museo dalle caratteristiche particolari: l’edificio contenitore (più volte ristrutturato) unisce simbioticamente i concetti di Museo e di Area archeologica. Di ritorno a Trieste visitiamo il Castello di Miramare – costruito per volere di Massimiliano d’Asburgo, arciduca d’Austria e imperatore del Messico, per farne la propria dimora da condividere con la moglie Carlotta del Belgio. Il castello è da sfondo al racconto poetico della tragica vicenda di Massimiliano d’Asburgo nella lirica di Carducci “Miramar”: nel 1864 salpò insieme alla moglie alla volta del Messico, a bordo del Novara, la stessa nave che ne riporterà indietro la salma quattro anni più tardi; Carlotta riguadagnò Trieste nel 1866, ma il consorte fu fucilato a Querétaro nel giugno successivo, lei cominciò a dare segni di insanità mentale e fu fatta rinchiudere nel castelletto. E ancora il fine pomeriggio ci siamo rilassati, assorti nell’ascolto della lettura di testi di Saba nel Caffè Tommaseo (ribattezzato così in onore dello scrittore dalmata): caffè di antiche tradizioni, aperto nel 1830, il più antico e il più lussuoso fra i Caffè storici della città; luminoso e dalle tinte delicate, impreziosito dagli splendidi stucchi di inizio Novecento. L’ultimo giorno la mattina di buon’ora abbiamo appuntamento con la dott.ssa Beatrice Gobbo della Soprintendenza per l’apertura speciale (anche qui l’intervento di Fabio Pagano è stato provvidenziale) che per Upter e solo per noi ci conduce alla scoperta di un altro pezzo di storia italiana venuto alle luce per caso durante lavori di riassetto cittadino: la Basilica paleocristiana di via Madonna del Mare. E poi l’ultima passeggiata in Piazza Unità d’Italia, in piazza della Borsa dove Svevo lavorò per anni nella sede della Banca Union menzionandola poi spesso nei suoi romanzi, verso il Canal Grande e via Roma sul Ponterosso dove si trova la statua di James Joyce in uno dei luoghi più belli della città, nel quartiere teresiano: molte sono le testimonianze in città della permanenza dello scrittore, anche se questa statua è forse quella più conosciuta e amata. Si usano sempre tanti aggettivi per descrivere Trieste, città di confine, città mitteleuropea, città culturale, voglio aggiungerne uno che vale per tutti – città aperta sul mare: dove altro puoi sedere al tavolino di un caffè nel salotto buono di città e guardare l’acqua e le colline insieme? E bisogna parlarne anche come la città degli scrittori. Si sa, Trieste è indissolubilmente legata alla letteratura, tanto che l’amministrazione lo ha capito e ha sapientemente posizionato in città le famose statue bronzee di tre dei suoi più illustri protagonisti: Umberto Saba (a due passi da quella che fu la sua libreria, in via San Niccolò 30), Italo Svevo (in piazza Hortis) e James Joyce (sul ponte che attraversa Canal Grande). E proprio di questi ultimi due grandi voglio parlarvi, perché furono legati in vita – dopo una conoscenza avvenuta un pò per caso – da una storia di amicizia ed affinità intellettuale che potete ritrovare anche oggi. Il luogo principale che li ha uniti e li unisce – perché fondamentale per entrambi è la famosa Berlitz School a via San Nicolò: qui Joyce insegnava e qui sarebbe arrivato Svevo per imparare l’inglese. Un’affinità quella fra i due che inizia nel 1907 e alla quale forse un po’ dobbiamo le loro opere. Se avete amato Joyce o Svevo, infatti, il posto giusto è in via Madonna del Mare n. 13. Qui, in una strada immersa in una delle zone pedonali più piacevoli della città vecchia, si trova la Biblioteca di Trieste che ospita un gioiellino: un Museo, due piccole stanze, a ingresso gratuito, dedicate a questi due intellettuali che a Trieste si conobbero perché uno, Italo Svevo, decise di prendere lezioni di inglese dall’altro, che di Trieste si appassionò fino ad arrivare a scrivere una lettera in dialetto. Al Museo Sveviano si possono trovare – gratuitamente – delle mappe utilissime, con i percorsi letterari sulle orme dei due. Incredibilmente, sembra la Trieste di James Joyce quella più affollata di indirizzi, soprattutto perché lo scrittore irlandese, nei suoi anni triestini, cambiò casa almeno nove volte. E in questo piccolo Museo (2 stanze) urge un ringraziamento a un gentilissimo collaboratore grande appassionato del suo lavoro che ci ha permesso di trascorrere del tempo tra gli “scampoli” delle loro vite, le immagini, i manoscritti nonché le testimonianze della loro amicizia: come le cartoline di auguri di Natale che James Joyce inviava negli anni parigini all’amico lontano.
Sazi di Trieste finalmente si torna a Roma.
Friuli Venezia Giulia: Fra metropoli romane, atmosfere
longobarde e itinerari letterari sulle orme di Svevo, Saba e Joyce
La misteriosa e affascinante Trieste a fare da sfondo a un viaggio che non mancherà di stupire per la ricchezza di monumenti, residenze nobili, siti archeologici ed edifici religiosi che si visiteranno. Città ponte tra l’Occidente e il Centro Europa, possiede caratteri sia mediterranei che mitteleuropei. Questi ultimi si rilevano soprattutto negli edifici dalle linee severe e negli ampi viali e piazze. Oggi Trieste è una città molto diversa da quella asburgica di inizio ‘900, ma le sue strade le possiamo percorrere ancora in compagnia di due grandi scrittori: James Joyce e Italo Svevo. Raccontata da Svevo e da Umberto Saba, ripercorreremo i luoghi descritti nei romanzi e ci immergeremo nell’epoca leggendo le poesie di Saba nel caffè storico dove si riunivano gli intellettuali.
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