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21 aprile 753 a.C. Fondazione di Roma (Manetto, Paola)

  • Immagine del redattore: preside713
    preside713
  • 20 mag 2012
  • Tempo di lettura: 5 min

“Le leggende che corrono sulla fondazione di Roma sono più simili a favole di poeti che a una rigorosa opera di storia; non mi sento né di accettarle né di respingerle. Nelle antiche età si era soliti mescolare gli uomini agli dei per rendere più sacri e venerabili i primordi della città…”.

Così affermava lo storico di età augustea, Tito Livio, nelle sue Storie. In effetti le origini di Roma ci sono state tramandate in forma di leggenda e mito fusi alla storia vera.

Cerchiamo ora di tornare indietro a quel fatidico giorno quando su un’altura della riva sinistra del Tevere nascerà quella potenza che farà tremare il mondo antico: Roma.

Ci piace immaginare, alle prime luci dell’alba del 21 Aprile dell’anno 753 a.C., un giovane pastore uscire dalla propria capanna, alle pendici del Palatino, guardare il cielo sereno e ripercorrere col pensiero gli eventi dei giorni passati. Cosa era successo? Chi era questo giovane che rispondeva al nome di Romolo?

Le fonti storiche raccontano che la vergine vestale Silvia, figlia dello sfortunato re di Albalonga Numitore, spodestato dal gemello usurpatore Amulio, mentre si recava ad attingere acqua in un bosco sacro, incontrò il dio Marte.

Studi recenti hanno identificato il bosco sacro, nei pressi di Porta Capena al 1° miglio della Via Appia, dove il dio, in seguito, farà cadere dal cielo un suo scudo, custodito gelosamente dai sacerdoti Salii. Silvia dopo aver subito violenze rimase gravida di due gemelli destinati dagli dei a fondare una città ricca e potente. La gravidanza della giovane sacerdotessa non poté essere nascosta e il perfido zio la condannò alla prigione a vita, mentre i due gemelli verranno abbandonati in una cesta in balia della corrente del fiume Tevere.

La miracolosa nascita dei gemelli ricorda moltissimo la leggenda dell’eroe Telefo, figlio di Auge, sacerdotessa di Artemide, violentata dal dio Ercole, abbandonato in un bosco e allattato da una cerva, la cui vicenda si lega all’origine di Troia. Non dimentichiamo che i gemelli sono i discendenti dell’eroe troiano Enea e capostipiti della Gens Julia. Fin dal VI secolo a.C. poeti e storici greci ed anche etruschi hanno messo in relazione Enea con l’Italia e con Roma. Le numerose campagne di scavo effettuate sull’Agro Laurentino, hanno rimesso in luce importanti resti arcaici che porterebbero veramente alla presenza di troiani nella zona.

La cesta con i gemelli passando per la valle del Velabro, trascinata dal benevolo dio Tiberino, si incaglia ai piedi del Palatino presso la grotta del Lupercale, sacra a Marte. Qui verranno nutriti all’ombra di un albero di fichi, intitolato a Rumina dea delle mammelle (Rumae), da una lupa, futuro animale totemico dei romani. Una coppia di pastori Faustolo e Acca Larentia si prenderanno cura dei due bambini. Crescendo vivranno di pastorizia, caccia, razzie, fin quando verranno a conoscenza dell’identità dei loro veri genitori: Marte e Rea Silvia. La prima impresa di Romolo sarà quella di restituire il trono al nonno, Numitore, e di fondare insieme al gemello Remo una Città sul luogo dove erano stati allevati e cresciuti. Subito, però, cominceranno le prime gelosie non solo su chi dei due fratelli dovesse essere il fondatore, ma anche sul luogo di fondazione. Romolo vuole la città sul Palatino, mentre Remo sull’Aventino. Con una cerimonia augurale di tipo etrusco si disposero Remo sull’Aventino piccolo e Romolo sulla cima dello stesso colle. 12 avvoltoi provenienti da direzione propizia favoriranno Romolo. L’eroe compiuto un sacrificio di ringraziamento a Giove, scaglia un ramo di corniolo sulla sommità del Germalo – vetta mediana del Palatino – e sarà là che fonderà la nuova città.

Scavi recenti hanno confermato la leggenda: le più antiche testimonianze archeologiche risalirebbero infatti alla media età del bronzo (XIV secolo a.C.), l’abitato poi si estese alla valle del Foro, e alla prima età del Ferro si aggiunse l’insediamento sul Palatino, quello di età romulea.

Dopo aver consultato sacerdoti etruschi esperti nei riti di fondazione, verrà fissato il giorno: 21 Aprile.

Perché proprio il 21 Aprile?

Negli antichi calendari, in questo giorno sacro, ricorrevano due avvenimenti importanti: la celebrazione della festa a Pales[1], dea della fertilità e il capodanno pastorale perché si celebrava il 21 Aprile e perché era sicuramente un giorno favorevole per il mondo italico.

Forse a tutto questo pensava il giovane eroe uscendo dalla sua capanna il 21 Aprile. Lo immaginiamo incamminarsi sulla sommità del Palatino, segnare i luoghi necessari alla fondazione e con formule rituali allontanare gli spiriti negativi. Nel punto segnato dal ramo di corniolo scavò una fossa e lì seppellì frutti di stagione e pugni di terra raccolti nei diversi luoghi di provenienza degli abitanti. Sopra la fossa costruì un’ara dove accese il primo fuoco della città simbolo di unità. Davanti a questo altare purificò i nuovi cittadini con acqua e fuoco; in questo stesso luogo annunciò il nuovo calendario, le leggi cittadine, la distribuzione delle terre, tribù e capi famiglia. Poi inventò l’asilo politico. Espletata questa prima cerimonia, scese dal Palatino, aggiogò un aratro dal vomere di bronzo, ponendo alla sua sinistra una vacca bianca e alla destra un toro bianco. Coprendosi il capo, cominciò a tracciare il “Solco primigenio”, segnò l’area sacra (pomerium), gli animali aggiogati furono sacrificati. Il rito del solco renderà inviolabile la città – pena la morte. I moderni scavi hanno riportato alla luce realmente tratti di una fortificazione in tufo, legno e argilla creata nella metà dell’VIII secolo a.C.

Remo per sfida scavalcherà le mura e questo gesto gli costerà la vita.

In verità la nascita di Roma è segnata da un fratricidio e come scriverà in seguito Orazio questo sarà determinante per le numerose lotte interne nella storia romana.

Gli anni di regno di Romolo sono raccontati dagli storici come ricchi di vicende soprattutto legate ai rapporti con i popoli vicini, soprattutto con i Sabini. Noto è l’episodio del Ratto delle Sabine da non considerare come atto ignominioso ma in realtà, secondo antiche abitudini greco-orientali arrivate in Italia, il rapimento di spose era abituale. In seguito a questo fatto Roma sarà governata da una diarchia: Romolo e Tito Tazio capo dei Sabini.

Il regno di Romolo, come dicono le fonti, durerà 38 anni. La sua morte è avvolta nel mistero: chi dice ucciso da una congiura di senatori e chi afferma di averlo visto scomparire il giorno 17 dicembre durante una tempesta e trasformato in dio – il dio Quirino.

Paola Manetto

Da leggere

AA.VV (1976), Civiltà del Lazio primitivo, Multigrafica editrice, Roma

M. Pallottino (1993), Origini e storia primitiva di Roma, Rusconi, Milano

A. Carandini (2007), Roma il primo giorno, Laterza, Bari-Roma

Foto

romoloremo1.jpg

P.P. Rubens, Romolo e Remo allattati dalla lupa, 1616, Roma, Pinacoteca Capitolina

faustolo.jpg

Pietro da Cortona, Faustolo tiene in braccio i due gemelli, 1643, Parigi, Louvre

[1] forse il nome Palatino deriva da questa divinità.

 
 
 

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